LETTURE DEL CONFLITTO SOCIALE
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me, o a fatti straordinari come la rivoluzione francese. Tuttavia questo
nucleo teorico, questa formidabile capacità di disegnare conflitti, di con­
cepire il mutamento attraverso il conflitto, poteva forse fornire materia­
li e spunti di riflessione a chi, negli anni immediatamente precedenti la
rivoluzione, prima francese, poi napoletana, pensava la possibilità del
mutamento politico, ne era in qualche modo pressato, e aveva Vico tra i
propri interlocutori.
Matteo Galdi, ‘giacobino’ italiano, in un testo pubblicato, come quel­
lo del Russo, nel 1798, ed animato dalle stesse fervide speranze di rin­
novamento, lamentava che fino a quel momento si fossero trattate sepa­
ratamente storia fisica del mondo e storia del mondo umano, catastrofi
naturali e rivoluzioni politiche, e concludeva: «dobbiamo all’immortale
autore della
Scienza nuova
, al lodato Mario Pagano nei suoi
Saggi politi­
ci
ed all’annalista delle due Sicilie Francescantonio Grimaldi nell’opera
sull’
Origine dell’ineguaglianza fra gli uomini
, i primi elementi di questo
studio che potrebbe sotto gli auspici della libertà ricever sempre nuova
perfezione»3. Questo passo ci dice, insieme, quanto l’itinerario percor­
so dalla
Scienza nuova
fino ai testi di Grimaldi e Pagano fosse avvertito
come continuo, e quale fosse la fondamentale chiave di lettura delle ri­
voluzioni, dei mutamenti storici radicali, da parte di questi studiosi, ita­
liani e napoletani. Vico viene qui costretto, evidentemente, in una pro­
spettiva che certo non avrebbe condiviso: quella dell’analogia tra storia
della terra e storia del mondo umano, e, di conseguenza, dell’analogia
tra mutamento radicale e repentino in natura - la catastrofe - e rivolu­
zione politico-sociale. E un’analogia che caratterizza specificamente il
pensiero napoletano alla vigilia della rivoluzione del ’99. Il terremoto ca­
labrese del 1783 aveva dato occasione a numerosissimi scritti che non si
fermavano alla considerazione dello straordinario fenomeno naturale,
ma ne constatavano gli effetti dirompenti sul mondo sociale, e ne trae­
vano suggerimenti per una politica riformista. Pagano, soprattutto, ave­
va proposto una nuova filosofia della storia che avrebbe, a suo parere,
corretto le oscurità e le lacune di quella vichiana, fondandosi sull’analo­
gia tra storia della terra, con le sue cicliche catastrofi, e storia delle na­
zioni. L’«analisi fisica della terra» e del rapporto «fisico-morale dell’uo­
mo» era, diceva Pagano, «provincia al Vico intatta»4. L’introduzione al-
3 M . G
aldi
,
Dei rapporti politico-economici fra le nazioni libere,
in
Giacobini italiani
(1798), a cura di D. Cantimori e R. De Felice, voi. II, Roma-Bari, 1964, p. 298, nota 59.
4
Lettera di F. M. Pagano a’ dottissimi signore padre M. Fr. Diodato Marone Primario let­
tore di teologia e D. Francesco Conforto Primario lettore di storia sacra e profana nell’Univer-
sità de’ Regjstudi e teologi di S. M. avverso le imputazionifatte a’ Saggipolitici,
si., s.d., p. 10.
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