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GIUSEPPE CACCIATORE
storia delle nazioni. Ma il vichismo cuochiano si manifesta in tutta la sua
evidenza nel pieno convincimento della modificabilità della natura uma­
na sulla base di una idea di sviluppo storico guidato dalla ragione e dal­
la creatività dell’agire. Non è certo, allora, un caso che Cuoco individui
con forza, isolandoli indubbiamente rispetto agli altri pur presenti della
metafisica filosofica e del disegno finalistico della storia, quegli elemen­
ti del vichismo maggiormente congeniali al dibattito, che attraversa l’in­
tera Europa tra la fine del secolo XVIII e i primi decenni dell’Ottocen-
to, sui fondamentali nessi tra linguaggio, storia, antropologia.
Nell’epoca in cui Locke scopriva per le vie della ragione rapporti tra le
idee e le parole, quei rapporti che, sviluppati da Condillac, Du Marsais e da
Beccaria, ci avrebbero dovuto dare una grammatica ed una rettorica nuova
[...]; nella stessa epoca Vico, per la via de’fatti, applicava lo studio delle lin­
gue alla storia delle nazioni ed all’analisi della mente del genere umano. Vi­
co è il primo in Europa il quale dalle parole di un popolo abbia saputo sco­
prire le sue idee e dalla sua lingua abbia scoperto la sua filosofia; Vico dalle
parole ha conosciuto i costumi, i governi, le vicende, la cronologia; Vico è il
primo autore di questa ‘scienza nuova’4.
Il modo in cui Cuoco interpreta il valore e la finalità della scienza nuo­
va inaugurata da Vico ha un carattere eminentemente filosofico. Esso,
infatti, si dispone in un contesto che non appare poi così estraneo alle
coeve elaborazioni sulla filosofia della storia messe in campo, a partire
da Kant, dalla cultura tedesca e che certo non erano sconosciute al pen­
satore molisano, quand’anche filtrate attraverso i canali francesi. In que­
sto senso credo perciò che vada interpretata la centralità che Cuoco as­
segna al fondamentale nesso istituito da Vico tra storia ideale eterna e
corso storico-empirico delle nazioni:
Egli il primo vide che tutte le leggi doveano avere una ragione, e che que­
sta ragione dovea star riposta nell’ordine generale delle cose: vide che a que­
st’ordine doveano andar soggette anche le istituzioni civili, e segnò l’orbita in­
torno alla quale si aggirano con periodo eterno tutte le civili società. Leggi, go­
verni, costumi, religioni, tutto divenne conseguenza della proposizione gene­
rale che esprimeva quest’ordine eterno; i precetti, gli usi, le leggi di tutte le età
divennero tante anomalie, calcolabili per forza de’principi che egli piantava5.
Insomma in Vico, come poi anche in Pagano secondo Cuoco, sono
prefigurati i principi di una visione filosofica della storia che, mentre rie-
4 Ibid.,
p. 80.
5
Ibid.,
pp. 128-129.
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