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MONICA RICCIO
ve passo posto alla conclusione dell’opera: «Chi ama di far sistemi per
riformare gli uomini riducendoli ad uno stato di immaginaria ugua­
glianza, convien che si scordi che tutto è concatenato, e connesso nel-
l’Universo, e che il mondo morale non è meno soggetto all’ordine di quel
che lo è il mondo fisico»13.
2.
Lo spazio, non piccolo, dato al «fisico» e l’assunzione del modello
delle leggi fisiche per l’esame dell’ambito storico-sociale, caratterizzano,
come si è accennato, anche i
Saggi politici
del Pagano. Certo Vico doveva
sembrare, a questi pensatori, davvero un «filosofo senza natura», per usa­
re una celebre definizione di Piovani. Ma l’accoglienza del nesso proposto
da Boulanger, con correzioni e distinguo, tra catastrofi politiche e catastrofi
naturali, se sembra aprire ad una lettura più ampia e più profonda del mu­
tamento storico, chiude in realtà la storia, le sue fratture, i suoi mutamen­
ti, in un ordine naturale ciclico, molto più inesorabile della decadenza pa­
rabolica e del ricorso vichiano. «Quel valentuomo» - dice Pagano di Vico
in un punto dell’opera - «ben sovente da speciali fatti e particolari esem­
pi volle ritrarre leggi e norme generali. Il progresso civile delle nazioni è da
costanti leggi prefinito non meno, che il moto dei corpi»14. Gli «speciali
fatti e particolari esempi» dai quali Vico avrebbe tratto leggi generali sono
i fatti della storia romana. Poche righe più sopra infatti Pagano aveva elo­
giato i lampi, le verità profonde viste dal Vico sulla scienza delle origini e
progressi delle società, proprio fondandosi sull’esempio della storia di Ro­
ma. Ed aveva brevemente, ma precisamente riassunto le diverse fasi evo­
lutive disegnate dal Vico: l ’unione dei clienti, la progressiva acquisizione
dei diritti da parte della plebe - e quindi: prima l’affrancamento della per­
sona, il dominio bonitario e quiritario dei campi, il diritto di cittadinanza
con il diritto agli auspici e ai connubi, infine la partecipazione al governo15.
Ma il modello esemplare non garantisce al Pagano autentica necessità ed
universalità. Quando però si dispone a mostrare il corso delle nazioni in
una prospettiva maggiormente aderente alle sue esigenze, da una parte tor­
na ad attingere, sempre di nuovo, a categorie vichiane - le clientele, in­
nanzitutto - dall’altra vanifica ogni autentico motore di sviluppo e di cam­
biamento sociale e politico. Faccio un esempio. Pagano si chiede quali sia­
no i motivi, quali i modi in cui il governo passi nelle mani del popolo, o
della nobiltà, o di un monarca; quali siano, ancora una volta, «le leggi co­
stanti e fisse di cotesto vario corso». La risposta immediata è che
13
Ibid.
, p. 198.
14 F. M.
PAGANO,
De’ Saggipolitici,
rist. anast. della prima edizione, cit., p. 496.
15 Cfr., ad esempio,
ibid.,
pp. 36-42, 493-496.
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