LETTURE DEL CONFLITTO SOCIALE
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Senza dubbio, i
Pensieri politici
del Russo, pubblicati nel 1798, sono
animati da fervore rivoluzionario e pervasi da istanze democratiche. Non
mostrano, però, rispetto alle letture della generazione precedente, mag­
giore apertura alla tematizzazione del conflitto e del mutamento sociale.
Non mi fermerò sul testo e sulle sue posizioni, che decisamente sposta­
no la prospettiva. Voglio solo accennare al fatto che la rivoluzione au­
spicata deve produrre risultati stabili - una «democrazia stabile», quin­
di non dedita al commercio, più rurale che cittadina - risultati, poi, non
suscettibili di ulteriori mutamenti. «Leggo, odo da per tutto» - dice il
Russo - «paragonarsi i corpi politici agli altri esseri della natura; e che
siccome questi hanno principio, accrescimento, grado, decadenza e fine,
si debba applicare ai corpi politici lo stesso periodo di vicende. Pare che
la storia venga ad appoggiare tal teoria»24. Non cita a questo proposito
Vico, comunque a lui ben noto, ma Machiavelli, sulla cui fortuna in que­
sto scorcio di secolo, intrecciata a quella di Vico, ci sarebbe anche mol­
to da dire. «Il profondo Machiavelli» - aggiunge - «non vide riparo a si­
mile corso di cose, tranne quello di richiamare le istituzioni politiche ai
loro princìpi, per così restituirle quasi a nuova vita. Trista idea se vera!
Ci affaticheremo dunque tanto, si faranno rivoluzioni, si spargeranno la­
grime e sangue per un’opera che duri appena qualche secolo!»25. Il pro­
cesso storico deve insomma fermarsi, una volta giunto al suo stadio per­
fetto. L’arresto si ottiene mantenendo stabile, «con opportune istituzio­
ni», il numero degli individui che compongono la società.
E qualora gli ordinamenti sociali non siano diversi, da egual numero di
individui risulta quasi sempre esattamente uguale somma di forze umane.
Con non diverse istituzioni [...] una somma di forza nel totale la stessa avrà
nel totale il medesimo sviluppo e la medesima direzione. Ora io non so ve­
dere - si domanda Russo - perché mai dove una somma di forze è la mede­
sima, e si può adoperare nella medesima guisa, ne debba esser vario il risul­
tato, qualora non si vengano a fare istituzioni ed ordinamenti diversi26.
L’analogia con le leggi dei corpi serve qui ad ipotizzare un’autentica
operazione di congelamento. Certo, Russo si dice che potrebbero inter­
venire cause esterne - guerre, fame, pestilenze, catastrofi della natura -
a modificare questo «corso costante e perpetuo». Ma, rassicura, «le ca­
24 V. Russo,
I pensieripolitici
(1798), in
Giacobini italiani,
voi. I, a cura di D. Cantimori,
Roma-Bari, 1956, cap. XXXII («Perpetuità dei corpi politici»), p. 330.
25
Ivi.
2(>Ibid.,
p. 331.
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