8 8
MONICA RICCIO
tastrofi della natura, rare sempre, paiono anche meno frequenti in que
sta epoca dei tempi: quelle fra di esse che più spesseggiano, come i tre-
muoti, riescono meno rovinose nei piccoli luoghi che nelle grandi città:
e noi abbiamo già notato come queste mal si convengono alla democra
zia»27. Neppure le catastrofi naturali, dunque, possono intaccare questo
corso, riconducendolo poi, ciclicamente, alle origini, come pure aveva
ipotizzato il Pagano. Nemmeno lontanamente pensabile, d’altronde, un
ulteriore sommovimento sociale. Bloccato il numero degli individui, tro
vate le istituzioni giuste, tutto deve fermarsi.
Dicevo all’inizio che Vico non è pensatore ‘rivoluzionario’. Ma sem
brerebbe che proprio la distanza da qualsiasi sconvolgimento reale, per
Vico forse neppure ipotizzabile e il suo guardare al passato, abbiano con
sentito, attraverso l ’esempio di Roma, una raffigurazione dello scontro
sociale raramente proposta e riproposta con tali, realistici, tratti. Il pre
sagio, o addirittura la prossimità di una ‘catastrofe’ rivoluzionaria, lo
sguardo rivolto al presente, solo quarant’anni dopo la pubblicazione del
l ’ultima
Scienza nuova
, impediscono, evidentemente, di accogliere sere
namente l’ipotesi di un conflitto che, ora sì, potrebbe davvero spezzare
la storia.
M
on ica
R
iccio
READINGS OFSOCIAL CONFLICTAND VICO’S LEGACYAT THETEST
OFREVOLUTION. This essay examinates thè reception Vico’s theory on social
changes andconflicts into thè reflection ofsomeSouthern Italy thinkers at thè end
of 18th century. In this passage is possible to trace and highlight many ambigui-
ties, distorsions and shifts ofperspective.
27
Ibid.,
p. 332.