INTERPRETAZIONI STORICISTICHE DELLA
SCIENZA NUOVA
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sce a guardare e a penetrare la complessità e varietà dei fenomeni stori­
ci di uomini e popoli, è, al tempo stesso, capace di distinguere le «qua­
lità costanti delle variabili» e di misurare queste ultime alla luce di leggi
altrettanto costanti e, tuttavia, senza mai perdere di vista l’obiettivo di
«riconoscere, a buon conto, tra le vicende degli uomini, l’umanità»6. Il
legame di continuità tra la filosofia della storia di Vico e quella di Cuo­
co si basa, dunque, sul consapevole ampliamento dell’intuizione vichia­
na della inscindibile relazione tra temporalità e permanenza, individua­
lità e universalità, verso le forme più raffinate della moderna scienza del­
le idee e della filosofia antropologica (intese queste anche come il pro­
dotto dell’acquisizione e, insieme, della trasfigurazione critica dei prin­
cipi deirilluminismo). E ancora l’uso cuochiano di Vico, per dir così, a
rivelare il significato fondamentale di quel rapporto tra storia e filosofia
che si ritrova poi quasi sempre al centro delle future elaborazioni stori­
cistiche ottocentesche e primo-novecentesche. È il filosofo della
Scienza
nuova
, infatti, che ha dato forza non soltanto metodologica ma innanzi­
tutto teoretica al rapporto tra filologia e filosofia, al necessario concor­
so di «tanta erudizione» e «tanta forza di raziocinio».
Riferendosi ai nuclei filosofici fondamentali della riflessione di Vico
delineati già nel
De antiquissima
, Cuoco mostra di saper ben individua­
re il centro intorno a cui viene progressivamente definendosi la scienza
dell’uomo vichiana: l’idea, cioè, che la sapienza umana, riconoscendo la
sua finitezza e i suoi limiti dinanzi all’infinita e omnipervasiva conoscenza
divina, diventa consapevole di dovere e potere limitare la sua portata a
quelle verità intellettuali costruite e prodotte dall’intelligenza dell’uomo.
L’originario schema vichiano, non privo, come è noto, di forti suggestioni
neoplatoniche e utilizzato innanzitutto sul terreno di fondazione della
metafisica, viene ritradotto da Cuoco su quello della giustificazione filo­
sofica della storia, con movenze straordinariamente affini a quelle poste
in essere in alcuni passaggi-chiave delle filosofie trascendentali della sto­
ria ottocentesche. L’autore del
Saggio storico
interpreta il vero eterno vi­
chiano, l’assoluto e necessario vero che ha il suo luogo fondativo nella
Provvidenza, come la «totalità dei possibili». La costante tendenza del­
la scienza umana a commisurare i possibili, infiniti fatti, le possibili infi­
nite azioni degli uomini alle leggi dell’unico vero, toglie accidentalità e
arbitrarietà all’esperienza della storia. Ma la storia ideale eterna - giac­
ché di questo si tratta - sarebbe chimerica e resterebbe astratta nella sua
purezza originaria se non corrispondesse ai fatti e se dai fatti non fosse
6
Si tratta delle pagine che nel 1801 Cuoco dedicava a Francesco Mario Pagano. Cfr.
ibid.,
pp. 272 sgg.
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