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ALESSIA SCOGNAMIGLIO
ravvisa nella ricezione del cartesianesimo risiede, in questo caso specifico,
nella compagine del fondamento di quel
ì’ordo
che nel
De uno
egli valuta
sia come
ratio
che come
omnipotentia
, caratteri divini sui quali avevano po
sto l’accento rispettivamente Malebranche e Descartes per configurare la
scelta della creazione delle cosiddette verità eterne. L’impressione che se ne
ricava - e lo si vedrà tra breve - è che Vico vada alla ricerca di un compro
messo, reputando alquanto contraddittori gli esiti raggiunti dalla teodicea
moderna.
Alla luce di quanto detto si considerino pertanto le
Assumptiones me-
taphysicae
articolate in cinque lemmi che concludono il
De Opera Prolo
quium.
I primi tre assunti costituiscono un nucleo fortemente compat
to: in essi Vico distingue
in primis
la sostanza intelligente da quella cor
porea e con una formula di chiara matrice cartesiana procede a trattare
il tema delle idee eterne, indicando nella «chiarezza» (
perspicuitas
) la pre
condizione per accedere al vero: «Mens per perspicuas ideas vera rerum
diiudicari»9. A tale affermazione segue la spiegazione della nascita delle
idee eterne, per la quale Vico sembra aderire all’occasionalismo, in par-
ticolar modo a quello malebranchiano10:
108, ma in partic. pp. 75 sgg., dove «in tema di saperi della storia», pur se ribadito il «carattere
complessivamente alternativo della riflessione vichiana rispetto a quella cartesiana», è anche ri
conosciuto «un generale debito assunto da Vico nei confronti di Descartes, e del ‘razionalismo’,
sul piano problematico». In ogni modo riguardo il cartesianesimo di Vico non si può prescinde
re dall’indicazione metodologica di G. Cacciatore, il quale affranca il confronto tra Vico e De
scartes dalla «riduttiva e semplicistica opposizione tra storia e scienza» (G.
CACCIATORE,
recen
sione a H.
VlECHTBAUER,
TranszendentaleEinsicht und Theorie der Geschichte. Uberlegungen zu
G. Vicos 'LiberMetaphysicus',
Miinchen, 1977, in questo «Bollettino» X 1980, p. 198).
19
OG,
p. 37
[De uno, Assumptiones metaphysicae
§ II, 34],
10
E. Nuzzo conferma che «i rapporti tra Vico e Malebranche risultano essenziali in specie
nella configurazione della speculazione di Vico ai tempi del
De uno
(ma con tracce sicuramente
meritevoli di approfondimento innanzitutto quanto alla determinazione di ciò che si può defini
re come P'occasionalismo storico vicinano’). Così in importanti pagine di quel testo (pertinenti
alle ‘Assumptiones metaphysicae’) - entro un lessico concettuale non poco ‘cartesianeggiante’
(come attestano le occorrenze della ‘perspicuitas’, delle ‘persicuae ideae’, etc.), - si sosteneva che
le ‘aeternae rerum ideae’ sono ‘eccitate’ dalle ‘occasiones’» (E.
Nuzzo,
La «critica di severa ra
gione»,
cit., p. 81 n.). Sul rapporto tra Vico e Malebranche si vedano, nella bibliografia più re
cente, i seguenti studi: A.
INGEGNO,
Da Malebranche a Vico,
in
Filosofia e cultura. Per Eugenio
Garin,
2 voli, a cura di M. Ciliberto e C. Vasoli, Roma, 1991, voi.
II,
pp. 495-529; F.
BOTTURI,
La
sapienza della storia. Giambattista Vico e lafilosofia pratica,
Milano, 1991;
B. BlLLI,
Vico interpre
te di Descartes e Malebranche. Ilproblema delle verità eterne nel
De uno universi iuris principio
et fine uno, in
Linterpretazione neiSecoliXVI e XVII,
a cura di G. Canziani e Y.-Ch. Zarka, Mi
lano, 1993,pp.209-223; G.
COSTA,
VicoyMalebranche,
in«Cuademossobre Vico»
IX -X
(1998),
pp. 75-88; M.
AGRIMI,
Vico eMalebranche,
in
Giambattista Vico nelsuo tempo e nel nostro,
a cu
ra di M. Agrimi, Napoli, 1999, pp. 9-46; A.
S
tile
,
Anatomia dell’anima: tra Malebranche e Vico,
in
Vico tra l’Italia e la Francia,
a cura di M. Sanna e A. Stile, Napoli, 2000, pp. 263-286;
I
d
.,
«
La
corpulenza delPadreMalebranche»,
in questo «Bollettino»
X X X
(2000), pp. 51-60.