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ALESSIA SCOGNAMIGLIO
A questo punto del discorso la questione che si vorrebbe porre è la
seguente: se è vero che l ’ordine si costituisce di vie «semplicissime» in
quanto messe in atto dall
'omnipotentia
divina, è altrettanto vero che
i'or­
do naturae
deriva dalla sapienza di Dio, che è anche divina provviden­
za24; alla luce di tutto ciò sembra allora naturale domandarsi se l ’ordine
sia causato dalla
sapientia
o dall’
omnipotentia
di Dio. In realtà questa
aporia è risolvibile solo attraverso un richiamo agli attributi divini, che,
da un’attenta analisi testuale, risultano essere non tre ma uno: «Haec tria
unum sunt verum esse, in quo maxime eminet divina, quam theologi di­
cunt, ‘aseitatis natura’; et quodque eorum trium semper est cum aliis
duobus complicatum»25. Vico è dunque esplicito nel dichiarare che
Nos-
se, Velie
e
Posse
sono congiunti e ‘coimplicati’ reciprocamente, nel riba­
dire che il nesso che unisce i tre elementi dell
'aseitas
divina consiste nel­
l’essere tutti l ’estrinsecazione di una mente infinita26 e nel chiarire che
nessuna di tali determinazioni può e potrà mai sussistere sola. In questo
modo non c’è potenza di Dio che non sia, per la sua stessa essenza, an­
che sapienza, così come non c’è
potestas
divina che non risulti essere -
dice Vico -
unum idemque
con la
voluntas21.
Tali conclusioni spieghe­
rebbero, inoltre, anche la fermezza del filosofo nel ricondurre le verità
eterne - delle quali l’ordine è ‘manifestazione’ - al decreto dell’illimita­
ta volontà di Dio, una volontà che abbiamo appena verificato essere le­
gata alla sapienza divina.
Ci sembra degno di nota sottolineare come in questi luoghi del
De
uno
il modello seguito da Vico sembrerebbe rappresentato da Descar­
tes, ma non quello riduttivamente contrapposto a Malebranche quale so­
stenitore dell’assoluta arbitrarietà di Dio, ma ad un Descartes in cui vi è
piuttosto una sottile compresenza di elementi, se si prendono in esame
le pagine nelle quali egli salda rispettivamente la conoscenza divina del­
le verità eterne alla volontà di produrle e di renderle vere, e indica che
un sistema omogeneo, posto all’incrocio fra teologia della potenza e metafisica della virtù»
(G.
C
arillo
,
op. cit.,
p. 96).
24
OG,
pp. 45,47
[De uno,
§§ VI, VII, XIII],
25
Ibid.,
p. 43
[De uno,
§ III], ma soprattutto p. 741
[Notae
I, 6] dove si legge: «Quia
quodque eorum trium est infinita mens, quam
Principio
esse demonstravimus Deum: quare
quodque eorum trium Deus est, et, ob id ipsum, ea tria simul sunt unus Deus». Vico si serve
di una tale
reductio ad unum
anche nel
Principium,
dove afferma che l’idea di ordine eterno
dimostra «simultaneamente»
(una opera)
le tre verità eterne: «Dio è, è mente una e infinita, è
autore delle verità eterne»
(ibid.,
p. 43
[De uno, Principium,
3]).
26 «[...] Cognovi tandem omnis divinae atque humanae eruditionis elementa tria, Nosse,
Velle, Posse,
quorum principium unum Mens,
cuius oculus Ratio, cui lumen praebet Deus»
(ibid.,
p. 33
[De uno, De Opera Proloquium,
25] il corsivo è nostro).
27
Ibid.,
p. 135
[De uno,
§ CXIII, 4].
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