RELIGIONE E DIRITTO NEL
DE UNO
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volontà, intelletto e creazione divini sono tra loro congiunti da un im­
prescindibile nesso28.
In definitiva, ritornando al
De uno
, il senso più profondo che Vico
ascrive agli attributi della divina
aseitas
risiede forse proprio nella loro
‘coimplicazione’ reciproca, in questa
reductio ad unum
entro la quale egli
crede di giungere al superamento, in termini di ‘unità’, dell’opposizione
tra sapienza e potenza di Dio, di un dissidio che la teologia razionale me­
dioevale e moderna ha inteso insito alla stessa natura divina. Ma inten­
dere il rapporto tra
Nosse, Velie
e
Posse
in termini di ‘identità’ appare
anche - così almeno ci sembra - come un tentativo da parte di Vico di
superare quanto Descartes ha lasciato irrisolto nel suo più complesso e
articolato discorso onto-teologico: nel
De uno
Vico tende - è vero - a
condividere l ’assunto principale dell’ontologia cartesiana (la tesi delle
verità eterne), ma cerca anche di superarne il potenziale aporetico ap­
prossimando la libertà decisionale di Dio agli attributi della sua
aseitas,
ai quali poi demanda il compito (già esplicito in Malebranche, ma im­
plicito in Descartes) di rendere ragione dell’onnipotenza divina.
2.
Per infinita sapienza, potenza e bontà Dio ha creato l ’uomo come
anima (che è mente infinita) e come corpo (che è finito): «hinc est nos­
se, velie, posse finitum, quod tendit ad infinitum»29.
Nosse, Velle
e
Pos­
se
se ascritti alla sfera creaturale sono identificati da Vico quali atteggia­
menti categorici della mente finita: l’atto tramite il quale si afferma l’es­
sere
(Posse),
l’atto grazie al quale si conosce la verità
(Nosse),
l’atto per
il quale si anela l ’essere e quindi la verità
(Velie).
Risulta allora evidente
che questi tre ‘atteggiamenti’ sono alla base di tutto l ’impianto del
De
uno:
la ricostruzione della vita pratica dell’uomo - individuale e storica
- si esplica grazie a tali posizioni, le quali determinano lo stesso atto del­
la mentalità e dominano, naturalmente, l’attività della vita giuridica. Ri­
portando l ’esperienza morale e quella del diritto a queste tre posizioni
della mente - a loro volta immagine speculare delle tre posizioni del-
l’Essere assoluto - Vico stringe non solo in unità perenne l ’intera espe-
28 «Ex hoc ipso quod aliquid velit, ideo cognoscit; et ideo tantum talis res est vera [...].
Ex hoc ipso quod illas ab aeterno esse voluerit et intellexerit, illas creavit». (R.
DESCARTES,
À
Mersenne
[6 maggio 1630; 27 maggio 1630], in
Oeuvres,
11 voli, a cura di Ch. Adam e P. Tan-
nery, Paris, 1897-1910, voi. I, pp. 149, 152). Un ulteriore rimando può essere fatto anche al­
le
Quinte Risposte,
dove il filosofo francese afferma che le verità matematiche sono immuta­
bili e eterne per decreto sovrano di Dio, che è espressione di una corrispondenza piena tra la
sua volontà e il suo potere dispositivo: «Quia Deus sic voluit, quia sic disposuit, ipsas esse im­
mutabiles & aeternas» (Id.,
Quintae responsiones,
in
CEuvres,
cit., voi. VII, p. 380).
29
OG,
p. 45
[De uno,
§ X],
1...,89,90,91,92,93,94,95,96,97,98 100,101,102,103,104,105,106,107,108,109,...402