«LA MEDICINA EROICA» E IL «FISICARE PRESENTE»
125
re la propria penna per presentare cose diverse dalle proprie, e come si
abbia notizia, stando al Villarosa5, di favori prestati a Vico dal Belli, non
è difficile credere che quelle pagine, le quali ci portano nel vivo della ri
cerca vichiana, non siano scritte dal Belli ma da lui. Che poi il favore sia,
come pensa Croce, a senso unico, è cosa opinabile. Vico offre, sì, la sua
penna ben più illustre al traduttore, che pure di scrittura non può esse
re digiuno; ma fa anche una bella ‘pubblicità’ alla propria opera, nel mo
mento in cui la nuova edizione della
Scienza nuova
si sta aprendo il var
co. Il compito non sembra poi così ingrato.
Curiosamente, la dedica firmata dal Belli non parla di medicina, ma
di diritto naturale; mentre sulla medicina si soffermerà, ed è qui la pic
cola rarità vichiana, la prefazione, in cui l ’autore coglie la felice occasio
ne offertagli dallo scritto di argomento medico per riprendere e in qual
che modo allargare, sia pure molto brevemente, un nodo della «fisica
poetica» e della «fisica poetica dell’uomo», su cui si è soffermato nella
seconda edizione della
Scienza nuova
appena data alla luce. Ma di que
sto più oltre.
I
due testi manifestano dunque fisionomie complementari. Quello
posto sotto firma altrui è di fatto una presentazione dei più recenti svi
luppi vichiani, mentre quello sotto firma propria entra, sia pure in for
ma stringata, nel tema fisico-medico, che propone in sintonia e coeren
za con la propria attuale elaborazione.
Cominciamo dunque dalla dedicatoria a firma Belli. Il nome del «L et
tore di Eloquenza di questi Regi Studj, Signor
Giambattista Vico,
ch’è ‘1
primo, il quale in Italia n’ha scritto [del diritto naturale]» compare ver
so la fine, dove si ricorda la benevolenza del dedicatario verso di lui. Que
sti, Ernst von Harrach, è figlio del viceré Ludwig von Harrach, cui Vico
ha fatto pervenire nei primissimi mesi del 1731 una supplica in favore
del figlio alla «Sacra Cesarea e Catolica Maestà», che risulta essere stata
trasmessa all’imperatore Carlo VI il 6 marzo 17316.1 due scritti, la sup
plica al padre e la dedicatoria al figlio, entrambi databili ai primissimi
mesi del 1731, danno tutta l ’impressione di rientrare in un medesimo d i
segno, che non è tanto quello di «consolare sé stesso della nessuna for
tuna che incontrava l ’opera sua»7, quanto quello di ottenere degli aiuti
5 C.
d e
V
illa r o sa
,
Opuscoli,
II, pp. 327-328.
6 G.
VICO,
Epistole con aggiunte le epistole dei suoi corrispondenti,
a cura di M. Sanna, Na
poli, 1993, pp. 162-165, 228; d ’ora in poi
Epist.
Cfr. inoltre
B. CROCE,
Bibliografia vichiana,
cit., voi. II, pp. 920-921 ; la fonte per la preziosa informazione è: H .
BENEDlKT,
Das Kònigrei-
ch Neapel unter Kaiser Karl VI,
W ien-Leipzig, 1927, cap. XXIX.
7
B . CROCE,
Una dedicatoria...,
cit., p. 224.