«LA MEDICINA EROICA» E IL «FISICARE PRESENTE»
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re la propria penna per presentare cose diverse dalle proprie, e come si
abbia notizia, stando al Villarosa5, di favori prestati a Vico dal Belli, non
è difficile credere che quelle pagine, le quali ci portano nel vivo della ri­
cerca vichiana, non siano scritte dal Belli ma da lui. Che poi il favore sia,
come pensa Croce, a senso unico, è cosa opinabile. Vico offre, sì, la sua
penna ben più illustre al traduttore, che pure di scrittura non può esse­
re digiuno; ma fa anche una bella ‘pubblicità’ alla propria opera, nel mo­
mento in cui la nuova edizione della
Scienza nuova
si sta aprendo il var­
co. Il compito non sembra poi così ingrato.
Curiosamente, la dedica firmata dal Belli non parla di medicina, ma
di diritto naturale; mentre sulla medicina si soffermerà, ed è qui la pic­
cola rarità vichiana, la prefazione, in cui l ’autore coglie la felice occasio­
ne offertagli dallo scritto di argomento medico per riprendere e in qual­
che modo allargare, sia pure molto brevemente, un nodo della «fisica
poetica» e della «fisica poetica dell’uomo», su cui si è soffermato nella
seconda edizione della
Scienza nuova
appena data alla luce. Ma di que­
sto più oltre.
I
due testi manifestano dunque fisionomie complementari. Quello
posto sotto firma altrui è di fatto una presentazione dei più recenti svi­
luppi vichiani, mentre quello sotto firma propria entra, sia pure in for­
ma stringata, nel tema fisico-medico, che propone in sintonia e coeren­
za con la propria attuale elaborazione.
Cominciamo dunque dalla dedicatoria a firma Belli. Il nome del «L et­
tore di Eloquenza di questi Regi Studj, Signor
Giambattista Vico,
ch’è ‘1
primo, il quale in Italia n’ha scritto [del diritto naturale]» compare ver­
so la fine, dove si ricorda la benevolenza del dedicatario verso di lui. Que­
sti, Ernst von Harrach, è figlio del viceré Ludwig von Harrach, cui Vico
ha fatto pervenire nei primissimi mesi del 1731 una supplica in favore
del figlio alla «Sacra Cesarea e Catolica Maestà», che risulta essere stata
trasmessa all’imperatore Carlo VI il 6 marzo 17316.1 due scritti, la sup­
plica al padre e la dedicatoria al figlio, entrambi databili ai primissimi
mesi del 1731, danno tutta l ’impressione di rientrare in un medesimo d i­
segno, che non è tanto quello di «consolare sé stesso della nessuna for­
tuna che incontrava l ’opera sua»7, quanto quello di ottenere degli aiuti
5 C.
d e
V
illa r o sa
,
Opuscoli,
II, pp. 327-328.
6 G.
VICO,
Epistole con aggiunte le epistole dei suoi corrispondenti,
a cura di M. Sanna, Na­
poli, 1993, pp. 162-165, 228; d ’ora in poi
Epist.
Cfr. inoltre
B. CROCE,
Bibliografia vichiana,
cit., voi. II, pp. 920-921 ; la fonte per la preziosa informazione è: H .
BENEDlKT,
Das Kònigrei-
ch Neapel unter Kaiser Karl VI,
W ien-Leipzig, 1927, cap. XXIX.
7
B . CROCE,
Una dedicatoria...,
cit., p. 224.
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