«LA MEDICINA EROICA» E IL «EISICARE PRESENTE»
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daloni e di Garin, come un dato saldamente acquisito, e non solo sul ter­
reno biografico - ma piuttosto rispetto alla scienza rinascimentale: con­
tro la «van ità» dell’astrologia e di tutte le scienze occulte, che nella
Scien­
za nuova
non trovano spazio se non fra i «rottam i» dell’antichità, e con­
tro ogni forma di sapere scientifico che proceda «per qualità». E un fat­
to che, tra gli autori dei secoli precedenti cui Vico fa riferimento, i gran­
di pensatori rinascimentali dell’Italia meridionale non figurano. Vico d i­
scute Machiavelli e Bodin, ma Bruno e Campanella sono fuori del suo
orizzonte.
Quanto a Fracastoro, il valoroso traduttore leccese ha indotto Vico a
fare un’eccezione: il grande medico emerge sì come un uomo del passa­
to, ma anche come un uomo capace di «grandi lum i» nella scienza fisi­
ca e medica. E il massimo che possa venirgli riconosciuto. Siamo pur
sempre nell’età dei lumi, «questa età illuminata» come già un giorno ha
scritto Vico nella sua non fortunata, ma autentica dedica della
Scienza
nuova
del 1725 alle accademie d ’Europa: un mondo al quale non cessa
di guardare, malgrado angustie e difficoltà materiali, come al proprio
mondo.
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