BREVE RASSEGNA SULLA FORTUNA DI VICO IN UNGHERIA
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quella umanistica) nella filosofia occidentale, e l ’adesione di Vico alla tra
dizione umanistica. Nello stesso numero della rivista, lo studioso di este
tica Bàlint Somlyó ha pubblicato uno studio in cui vengono comparati i
presupposti metafisici di Leibniz e di Vico26. Somlyó sviluppa le indagini
svolte in questo campo da Yvon Belaval e da Vittorio Mathieu, sostenen
do che la tesi vichiana del
verum fa ctum
è alla base della comunanza lin
guistica e che, nonostante mostri alcune affinità con i presupposti della fi
losofia di Leibniz, non può essere connessa direttamente con la
v er ité d e
fa it
dello stesso Leibniz; il principio vichiano, infatti, «non si riferisce al
l’immutabile dell’accaduto, ma alla natura della via che ci conduce alla ve
rità»27. Nel corso di questa analisi, Somlyó ribadisce che la metafisica an
ticartesiana di Vico si relaziona alla metafisica di Leibniz per mezzo del
punto m etafisico
; ma il mondo di Vico, popolato da punti metafisici, è mol
to più arido di quello di Leibniz, e non possiamo parlare di «punti di vi
sta dell’espressione del mondo», i quali - secondo la formulazione di
Somlyó - «rendono la
Monadologia
di Leibniz una visione insuperabile di
unità e di molteplicità»28. Come scrive lo studioso ungherese,
nella metafisica di Vico, per il rigore applicato nel raggiungimento del
primum verum
, manca la mediazione tra il mondo fisico e quello metafisico;
il mondo fisico non può penetrare nell’ordine arido dei punti metafisici, però
in conseguenza della necessità teoretica di tale mediazione non è concessa
la libera finzione del mondo metafisico, tale da investirlo in profondità e in
estensione. I punti metafisici [di Vico], infatti, contrariamente alla conce
zione leibniziana, non sono diversi tra loro, e dunque il mondo della
Mona
dologia
assume un’estensione illimitata, dimensioni infinite29.
Il volume
Vico e G entile
del 199530è un’importante testimonianza de
gli studi vichiani svolti nell’ambito dei rapporti culturali italo-unghere-
si. Gli autori del volume (tra gli altri Antimo Negri, Guido Traversa, Giu
seppe D’Acunto, Jànos Kelemen, Vittorio Stella, Anna Wessely, Bàlint
Somlyó, ecc.) sono tutti esperti studiosi dell’opera di Vico; un’analisi in
senso più specifico delFinfluenza vichiana in Gentile viene effettuata a
mio parere anzitutto nello studio di Èva Ordógh31.
26 B.
SOMLYÓ,
Vico: metafizikàn innen és tùl
[
Vico: al di qua e al di là della metafisica
], in
«Athenaeum », 1992, 1-2, pp. 97-110.
27
Ihid.,
p. 98.
28
Ibid.,
p.101.
29
Ibid.,
p. 102.
30
Vico e Gentile,
a cura di J. Kelemen e J. Pai, Soveria Mannelli, 1995.
31 Cfr. E.
ORDÓGH,
Il
verum ipsum factum
nell’attualismo di Giovanni Gentile,
in
Vico e
Gentile,
cit., pp. 207-212.