PRESENTAZIONE
Presentiamo oggi, nella sede dell’istituto di ricerca che lo ha forte
mente voluto, curato e ora promosso, il volume di edizione critica della
versione del 1730 della
Scienza nuova
vichiana. Si può dire che mai come
in questo periodo l’edizione critica pare far convergere fortemente attor
no a sé il nucleo dei temi teorici su Vico. Seminari, materiali preparatori
all’edizione, snodatisi nell’arco di un ventennio di lavoro, pubblicazioni
di note e notarelle su tradizioni diverse di porzioni di testo, di parole, di
accertamento di fonti, di individuazione di concordanze testuali, di re
perimento di esemplari nuovi e particolarmente suggestivi hanno carat
terizzato il periodo precedente all’uscita del volume. E hanno acceso il
dibattito su temi e problemi legati non solo all’aspetto filologico dell’ope
razione editoriale, ma forse ancor di più a quello filosofico.
La presentazione di un’opera che fino a questo momento la tradizio
ne aveva di fatto dichiarato inesistente si lega a un tema consueto in lar
ga misura nei lavori di edizione critica: il tema dell’interpretazione. Tro
varsi di fronte a un’opera di fatto mai pubblicata ma fortemente schiac
ciata da un modello interpretativo di riferimento, ha reso necessario, co
me sempre e forse più che mai in questo caso, che l’editore ricostruisse il
testo in maniera imprescindibile dalla interpretazione che se n’era dato.
Favorendo quel particolare connubio interno tra filosofia e filologia, tra
em endatio
e
interpretatio
che avrebbe trovato Vico del tutto concorde.
Se l’edizione doveva partire dal recupero integrale della versione del
1730 e considerare questo il momento iniziale dell’evoluzione del testo
- come era stato fin da subito l’obiettivo che Pietro Piovani e Fulvio Tes
sitore e poi Giuseppe Cacciatore avevano determinato per l’edizione -
allora bisognava attribuire anche significato e complessità alla fase del
lavoro vichiano che va dal 1725 al 1730, piuttosto che concentrare in
teresse esclusivo per la fase della quale possediamo più documenti, quel
la cioè dopo il 1730, e insieme non pensare alla redazione del 1744 co
me l’unica vera meta verso la quale tendono tutte le ‘redazioni’.
L’opera del ’30 è opera frutto di ridondanze e insieme di contrazio
ni, a volte spiccatamente significative e a volte apparentemente inspie
gabili; la
Scienza nuova
di Giambattista Vico nelle sue varie forme reda-