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ANDREA BATTISTINI
pidaria conferma che la
Scienza nuova
ha trovato il suo compimento:
«Exegi monumentum aere perennius».
Se si è indugiato su questi segnali metanarrativi e autobiografici, con
citazioni messe orgogliosamente in prima persona, è per ribadire la stra­
nezza e lo stupore suscitati, a fronte dell’importanza assegnata da Vico
all’edizione del ’30, dall’indifferenza pressoché totale della filologia e del­
la critica, che prima di Cristofolini non se ne è, di fatto, occupata, a par­
te qualche occhiata distratta. Tutto dipende dalla lettura che di Vico ha
dato il neoidealismo, avvezzo a ragionare in termini di «precorrimenti»
e di «superamenti» e per questo incline a individuare sempre in ciò che
viene dopo un miglioramento di ciò che precede. Questa prospettiva,
che in sede filosofica fu di Croce, ha avuto in sede filologica il corri­
spettivo delle edizioni curate da Fausto Nicolini, che nell’opera
omnia
pubblicata negli «Scrittori d ’Italia» di Laterza si accontentò di stampa­
re in appendice all’edizione del ’44 qualche sporadica variante dell’ed.
1730, subalterna e arbitrariamente selezionata, e in sede stilistica l ’ana­
lisi del già ricordato Fubini. L’impresa di Cristofolini costituisce quindi
un correttivo a questa tendenza neoidealistica, accantonata a favore di
un rispetto massimo della volontà di Vico, più mossa e meno lineare, al­
la quale ci si conforma anche con la ripubblicazione dei «tre luoghi» del­
la
p rin cep s
del ’25 di cui l ’autore non solo si disse non «pentito», ma ad­
dirittura «soddisfatto», ossia le parti relative alle insegne gentilizie, alle
cause della lingua latina e al «dizionario mentale». «Laonde», è prescritto
nella
Vita,
«o essa
Scienza nuova prima,
ove si faccia altra ristampa della
seconda,
deve stamparlesi appresso, o almeno, per non fargli disiderare,
vi si devono stampare detti tre luoghi» (G. V ico ,
Opere,
2 voli., a cura
di A. Battistini, Milano, 19992, voi. I, p. 78).
Anche i metodi e le procedure della filologia, al pari della critica, so­
no soggetti a modificazioni, e rispondono a esigenze che mutano nel
tempo. Finché Vico era ancora un autore poco noto, ancora tutto o qua­
si da scoprire, era giusto che la logica editoriale seguisse, con Nicolini,
una filologia esplicativa, esegetica, ispirata dalla volontà pedagogica di
semplificare le lezioni. Oggi che la
Scienza nuova
ha raggiunto una po­
polarità ecumenica, Vico è un autore non più da spiegare, ma da ri­
spettare nelle sue lezioni genuine. A segnare una svolta fu il dibattito
promosso da Pietro Piovani nel 1973, che ne ospitò i risultati nel «Bo l­
lettino del Centro di studi vichiani» da lui appena fondato. In quella se­
de Umberto Bosco mise subito in chiaro che « il compito principale del
curatore d ’un testo è quello di segnare attentamente e chiaramente la
diacronia della sua composizione». E di rincalzo Eugenio Garin auspicò
un’edizione della
Scienza nuova
che «ce ne faccia vedere la tormentata
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