NOTE SULL’EDIZIONE CRITICA DELLA
SCIENZA NUOVA 17)0
151
elaborazione, offrendocene il più fedelmente possibile i vari strati, e for
nendocene a un tempo tutti i sussidi necessari per cogliere in traspa
renza il fitto dialogo da cui emergono, le linee di continuità e i punti di
rottura».
Per quanto anche Garin non mancasse, più di trent’anni fa, di ricor
dare e di elogiare i grandissimi meriti di Nicolini, che ormai non potranno
più essere superati da alcun altro editore, ammoniva nondimeno che il
suo «insigne lavoro» doveva essere di «stimolo a una presentazione tut
ta nuova di Vico». Oggi Cristofolini asseconda questa volontà di rottu
ra, visibile anche nei sussidi paratestuali. Come noto Nicolini, che af
fiancò sempre all’attività di editore quella di esegeta della
Scienza nuova
,
aveva provveduto a numerare i capoversi dell’opera per agevolare i rin
vìi interni senza che questi dovessero dipendere dal numero delle pagi
ne, diverse da edizione a edizione. E quella numerazione per paragrafi
gli tornò utile anche al momento di stendere il monumentale
Commen
to storico
(1949-1950). Nel corso del tempo quella scansione è divenuta
d’uso corrente ed è stata molto utile per ritrovare immediatamente i luo
ghi citati dagli studiosi novecenteschi. Ancora oggi sono in molti ad au
gurarsi che la paragrafatura risalente a Nicolini sia mantenuta, ed è del
tutto legittimo che compaia nelle edizioni correnti.
In un’edizione critica quale quella di Cristofolini non poteva però es
sere riproposta, per molte ragioni. In primo luogo la numerazione di Ni
colini si riferisce all’edizione del ’44, ed è senz’altro un
monstrum
filolo
gico quello di continuarne la progressione per le varianti del ’30, come
se le due stampe fossero una sola, senza alcuna distinzione. D’altro can
to non si deve ignorare che i paragrafi delle edizioni curate da Nicolini
non rispettano gli a capo di Vico e quindi sono arbitrarii. Oggi poi, nel
le concordanze predisposte da Marco Veneziani, il rinvio avviene con ri
ferimento alle pagine della stampa del ’44, che è poi lo stesso tipo di sus
sidio adottato da Cristofolini in riferimento all’edizione 1730. E viene da
sperare che, come già esistono le concordanze delle altre due versioni, si
facciano anche di questa, ora che ne esiste un’edizione critica affidabile.
Ciò che comunque risulta una conquista irreversibile è la piena autono
mia dell’ed. 1730, che non va in alcun modo confusa con le altre.
Sono molte, e tutt’altro che marginali, le peculiarità che fanno di
Sn30
un
unicum
affatto diverso dalle altre due edizioni, frutto di una stagione
di baldanzoso fervore che in Vico non si riscontra né prima né dopo. È
nota la centralità della «Discoverta del vero Omero», cui viene dedica
to il libro di mezzo, dopo la definizione dei principi e la sapienza poeti
ca in generale e prima del movimento diacronico del corso e del ricorso
delle nazioni. In
Sn30
il ruolo decisivo di Omero, che ancora non era