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ANDREA BATTISTINI
titoli intertestuali, parole tutte in maiuscolo o spaziate (il grassetto inve
ce è invenzione del XIX secolo) sono stati sistematicamente omologati
dagli editori moderni. Ma gli specialisti di storia del libro mettono in
guardia che ogni epoca ha un suo proprio codice tipografico soggetto a
mutamenti diacronici, per cui «ogni nuova edizione di un testo antico
implica una traduzione che può diventare un tradimento se non vi si fa
attenzione» (R.
LAUFER,
L’énon ciation typographique au 18c siècle,
in
Tra
sm ission e d ei testi a stampa n e l p eriod o m od erno,
I Seminario interna
zionale di Roma, 23-26 marzo 1983, a cura di G. Crapulli, Roma, 1985,
p. 115).
Questi mezzi tipografici pretendono che il lettore visualizzi nella ma
terialità grafica il sostrato concettuale, espresso più con l’aw icendarsi
continuo di corpi e caratteri diversi (quasi a riprodurre il vitalismo in
clusivo dell’enciclopedia barocca) che con i contorni freddamente neo
classici dei caratteri bodoniani, artefici di una scrittura rigida e omoge
nea. Con i forti contrasti dei loro corpi tipografici, i caratteri di stampa
sono come tratti soprasegmentali visivi che fanno le veci dell’intonazio
ne, degli accenti, dell’enfasi, del timbro fonico, e come tali possiedono
un valore semantico. La riprova è che Vico interviene con correzioni an
che sui caratteri tipografici, ai quali evidentemente attribuiva un loro si
gnificato. Tutt’altro che accidentali, le scelte della composizione tipo
grafica assumono un valore diacritico molto simile a quello riconosciu
to alle lettere alfabetiche, al modo in cui lo hanno le diverse grandezze
della toponomastica nelle carte geografiche.
Nella
Scienza nuova
la sottolineatura dei corsivi non è mai casuale, ma
risponde a una logica che mette in rilievo i termini chiave e i tecnicismi
connessi alla storia ideale eterna (
Provvedenza, Mondo d elle nazioni,
m ondo civile, teolo gia ...),
i titoli dei capitoli o delle parti interne
(Tavo
la cronologica, degnità, sapienza p o etica
), gli autori con cui Vico dialoga
(Spinosa, Ugon Grozio, Aristotile
ecc.), i concetti centrali del discorso
(pruove filosofiche-, p ru o v e filologiche-, Umano Arbitrio, G ener Umano, ri
verenza della R eligione),
le antitesi e i parallelismi
(«tempi illuminati, co l
ti,
e
magn ifici
[ ...]
o r ig in id e ll’Umanità
[ ...]
picciole, rozze, oscurissim e»
(Sn30,
135), le enumerazioni
(Ip rim i..., i se co n d i..., i terzi),
come si ve
de sistematicamente nel libro IV sul «corso che fanno le nazioni», che
effettivamente, come ha rilevato il Tesauro citato poco fa, consentono di
cogliere l’armonia e le simmetrie prima con l’occhio che con l’orecchio.
Le parole tutte in maiuscolo equivalgono a una sottolineatura di secon
do grado: nella «Spiegazione della dipintura» sono indicati così tutti gli
oggetti raffigurati nell’antiporta; nel libro II tutti e dodici gli dèi mag
giori (da Giove, Giunone, Minerva, fino a Nettuno) compaiono in maiu