NOTE SULL’EDIZIONE CRITICA DELLA
SCIENZA NVOVA 1730
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giun te
che Vico volle inserire prima che il libro fosse messo in circolazio­
ne. Quando poi fu fatta, subito dopo, una seconda tiratura alla prima se­
rie di correzioni, miglioramenti e aggiunte si affiancò la seconda, prece­
duta da una lettera a Francesco Spinelli principe di Scalea. A questi stra­
ti compositivi, riferiti all’edizione a stampa, se ne aggiungono altri due co­
stituiti da manoscritti datati tra il 1731 e il 1734 e che sono note agli stu­
diosi come aggiunte e correzioni terze e quarte. Forse proprio questa com­
plessità è stata all’origine del sostanziale «oscuramento» subito dall’edi­
zione del 1730, un oscuramento tradottosi persino nel convenzionale uso
nelle citazioni delle sigle
Sn 1
e
Sn 2,
cioè quelle del 1725 e del 1744. Di
questa serie di testi, editi ed inediti, se ne è finora avuta una ben parziale
conoscenza, giacché le edizioni esistenti dell’esemplare del 1730 sono sol­
tanto 63 sparse nelle biblioteche di tutto il mondo e, naturalmente, dei
manoscritti vi è un solo originale conservato presso la biblioteca naziona­
le di Napoli con le sigle ms.XIII - D80 e ms. XIII B30 e descritto, già nel
1986, da Manuela Sanna nel
Catalogo vichiano napoletano
edito dal Cen­
tro. Tuttavia qualche passo di questi manoscritti era stato messo in circo­
lazione dal Nicolini nel secondo tomo del volume IV della edizione delle
Opere di Vico apparsa nella famosa collana laterziana degli «Scrittori d ’I­
talia». Salvo, naturalmente, a ritenere del tutto improponibile, sul piano
filologico e critico, un metodo che considera le parti di una serie di testi
apparsi tra il 1730 e il 1734 come varianti e appendici al testo del 1744.
Questa complessa stratificazione, il caso forse più unico che raro di un
testo che in tutti gli esemplari a stampa in circolazione esibisce correzioni
autografe di Vico, ora più ora meno consistenti e significative, la presenza
di ben tre serie di correzioni, miglioramenti e aggiunte, hanno reso ancor
più arduo (e di conseguenza) benemerito il lavoro di Cristofolini e Sanna
che con lui ha così proficuamente collaborato. Un metodo di ricerca sto­
rica e filologica criticamente fondato e scientificamente sperimentato ha
dunque sostituito il pur benemerito, quantunque troppo libero e piegato
alle ragioni del proprio intento ermeneutico, lavoro di Nicolini. Gli edi­
tori di oggi, grazie a lunghi anni di paziente lavoro, hanno esaminato tut­
te le copie esistenti e naturalmente dei manoscritti contenenti le aggiunte
e le correzioni. E si tratta di un lavoro, credo si possa dirlo senza enfasi,
che per gli autori (e ancor più per il Centro) costituisce, al tempo stesso,
un punto d ’arrivo di una fase aperta nei primi anni ’70 e un punto impre­
scindibile di partenza per chi voglia misurarsi con i testi vichiani che at­
tendono ancora la loro edizione critica (la
Scienza nuova
1744, quella del
1725, il
De uno,
per fermarsi solo a questi tre grandi libri).
Hanno osservato giustamente Fabrizio Lomonaco e Fulvio Tessitore
- nella introduzione alla splendida anastatica dell’edizione del 1730 -
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