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JURGEN TRABAN'1'
critico. Tutto ciò in 404 pagine. Le restanti contengono le «Correzioni,
Miglioramenti ed Aggiunte» terze e quarte e i tre luoghi della
Scienza
nuova
del 1725 che Vico propone al lettore come brani che vanno con­
servati di quel primo libro e letti insieme con la nuova edizione. Infine,
troviamo le fonti bibliografiche e gli indici. E dunque senz’altro un la ­
voro filologico importante.
Ma vorrei dire perché considero questo libro così importante dal pun­
to di vista intellettuale e filosofico. Con grande modestia, Cristofolini af­
ferma che «siamo dinanzi ad un movimento dello stile e del pensiero de­
gno di essere
cin em a ticam en te
reso visibile» (p. 8). È vero, si tratta di un
documento del movimento (
kinesis
) dello stile e del pensiero di Vico de­
gno di essere reso visibile come tale, cioè «cinematicamente». Credo però
che questa constatazione sia troppo modesta.
La
Scienza nuova
del 1730 era praticamente scomparsa in un abisso edi­
toriale e critico-interpretativo fra la
Scienza nuova
del 1725 e la
Scienza nuo­
va
del 1744, nel quale non solo Nicolini, ma noi tutti, seguaci del grande
critico, l’avevamo collocata. Da quell’abisso vediamo adesso emergere un
libro nuovo. C ’erano già dei segni premonitori di questa rinascita: la ri­
stampa anastatica del 1991, poi la pubblicazione di questa edizione (Ro­
ma, 2000), poi nuovamente una ristampa anastatica nel 2002. C ’era dun­
que grande aspettativa. Il libro che abbiamo finalmente davanti a noi sod­
disfa questa attesa e costituisce un punto di arrivo; non è infatti, come mol­
ti pensavano, una ristampa della
Scienza nuova
del 1725, né tanto meno
un testo che precorre la
Scienza nuova
del 1744: è invece già la
Scienza nuo­
va
«classica», quella che conosciamo, di fatto già il libro definitivo. Lo è
tuttavia è in quanto libro
nuovo,
libro ‘fresco’ che ha un suo proprio d i­
ritto di esistere; non interessa solo «cinematicamente», come movimento
verso qualcosa d ’altro e di più definitivo, non è solo
kinesis,
ma è anche
stasis,
un punto di arrivo - anche se va poi oltre, verso il testo del ‘44.
Farò sei osservazioni su questa novità, su questo punto di arrivo piut­
tosto che sulla
kinesis.
Prima osservazione
sul titolo. Questo scritto non si chiama più
Princi­
p i di una Scienza Nuova.. .
, ma
Cinque libri di Giambattista Vico..
. Vi tro­
viamo perciò due novità importantissime: l’indicazione della novità
strutturale del libro e l’indicazione dell’autore. La struttura è già quella
della
Scienza nuova
del ’44: libro I: «Princip i»; II: «Sapienza Poetica»;
III: «Il Vero Omero»; IV: «Corso» e V: «Ricorso». Il nucleo di questa
struttura è il
Vero Omero,
1’
omphalos
di tutta l’opera.
Anche la
Scienza nuova
del 1725 era composta di cinque libri ma, co­
me dice lo stesso Vico, l’errore fondamentale stava nella dualità del se­
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