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JURCEN TRABANT
Potrai facilmente, o
Leggitore,
intendere la
bellezza
di questa divina
Di­
pintura
dall’orrore, che, certamente deve farti la
bruttezza
di quest
'altra,
ch’ora ti dò a vedere tutta
contraria.
Poi inizia la descrizione della «falsa, e quindi rea Metafisica», cioè la
dipintura della falsa filosofia.
Sesta osservazione.
In quanto tedesco, devo parlare del
Vico-Axiom,
del nucleo filosofico anticartesiano che corrisponde al
Cogito
di Carte­
sio. Il
Vico-Axiom,
caro ai tedeschi, trova la sua forma classica nel brano
seguente della
Scienza nuova
del 1744 (§ 331):
Ma, in tal densa notte di tenebre ond’è coverta la prima da noi lontanis­
sima antichità, apparisce questo lume eterno, che non tramonta, di questa
verità, la quale non si può a patto alcuno chiamar in dubbio: che questo mon­
do civile egli certamente è stato fatto dagli uomini.
Nella
Scienza nuova
del 1725 (§ 40) la descrizione è più lunga:
Perché tutte queste dubbiezze, insieme unite, non ci possono in niun con­
to porre in dubbio questa unica verità, la qual dee esser la prima di sì fatta
Scienza, poiché in cotal lunga e densa notte di tenebre quest’una sola luce
barluma: che ’l mondo delle gentili nazioni egli è stato pur certamente fatto
dagli uomini. In conseguenza della quale, per sì fatto immenso oceano di
dubbiezze, appare questa sola picciola terra dove si possa fermare il piede.
Non c’è solo l’immagine della notte, ma anche dell’oceano di dubbi
e la piccola isola della verità. Si tratta dunque di un viaggio in mare. Nel­
la
Scienza nuova
del 1730 (p. 122) si legge:
Perché in tal
densa notte di tenebre,
ond’è
coverta 1’Antichità,
per questo
immenso Oceano di dubbiezze,
apparisce questo
lume eterno,
che
non tra­
monta, di questa verità,
che può servirci di
Cinosura,
onde giugniamo al de­
siderato
porto di questa Scienza-,
che
questo Mondo Civile certamente egli è
stato fatto dagli huomini.
Anche qui la metafora della notte, dell’oceano di dubbi, del viaggio
in mare. Nell’edizione del ’44 non si capisce più dove ci troviamo - io
ho sempre pensato a una foresta. Come nel ’25, anche nel ’30 ci trovia­
mo in un viaggio notturno per mare, con la stella polare che ci conduce
ad un porto. Il movimento c’è indubbiamente, ma c’è anche la stasi, l’ar­
rivo, il fermarsi del movimento del viaggio nell’arrivo in porto. Il nuovo
libro, la
Scienza nuova
del 1730, è documento del movimento, certo, ma
è anche un porto del pensiero vichiano.
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