NOTE SUEL'EDIZIONE CRITICA DELLA
SCIENZA NUOVA 17)0
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E per finire: l’immagine del movimento che si ferma fa pensare a una
celebre pagina di Herder. Quando Herder dipinge la nascita del primo
pensiero umano parla di un movimento, di un «oceano di sensazioni» che
occorre fermare per creare il primo pensiero. L’uomo deve fermare l’onda
delle impressioni e sensazioni perché nascano il primo pensiero e la prima
parola. La navicella del pensiero umano - viaggio notturno eterno - ha bi­
sogno della «picciola terra», del porto, per vedere il lume che non tramonta.
JURGEN TRABANT
* * *
A che cosa può servire questa edizione critica? La domanda può sem­
brare retorica, specialmente dopo avere sentito dalle analisi di Battistini
e Trabant quali arricchimenti della conoscenza dello stile, della lingua e
del pensiero di Vico possano esserne tratti: e non so trovare maggiori
soddisfazioni, per chi abbia atteso ad una curatela testuale, dell’impara-
re cose nuove sul testo stesso da altri studiosi che vi si siano successiva­
mente confrontati.
Del resto tutte le edizioni critiche servono, lo sappiamo, per il più cor­
retto e rigoroso approccio ai testi. Ma su questa, sul suo carattere evo­
lutivo che la differenzia da precedenti edizioni parziali dei medesimi te­
sti, una parola va spesa. Se si considera il carattere che ha la
Scienza nuo­
va
del 1730, uscita già nelle prime tirature con un doppio importante
corredo di autocorrezioni, nonché tutta la nota congerie di
marginalia
e
di successivi parziali rifacimenti, la restituzione di questo testo multiplo
non poteva darsi se non in forma cinematica. Il volume non è di agevo­
le lettura poiché gli strati evolutivi non si sono potuti dare in sinossi, ben­
sì in sequenza. D’altra parte la sinossi avrebbe creato la falsa illusione
della sincronia, mentre ciò che contava e che conta era la diacronia. Dun­
que il lettore che, al suo primo approccio con il libro, abbia la pazienza
di visualizzare la collocazione delle diverse fasi, potrà poi agevolmente
seguire percorsi di suo interesse, teorico o linguistico o stilistico, e ad­
dentrarsi negli appassionanti processi di pensiero in cui Vico movimen­
ta gli anni forse più fecondi della sua vita, che sono proprio quelli rac­
chiusi in questo quinquennio - dopo il quale un’altra vitalissima scelta,
quella di riscrivere il tutto daccapo, darà luogo alla versione finale.
Ora è già stata più volte motivata, e non sarà il caso di dilungarcisi so­
pra di nuovo, la scelta di separare, in contrasto rispetto ai criteri del Ni­
colini, il processo compositivo degli anni 1730-1734 dal successivo ap­
prodo. Nell’introduzione all’edizione critica ho scritto che il lavoro pre-
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