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PAOLO CRISTOFOLINI
sentato dal Nicolini nel volume IV-2 delle Opere di Vico, intitolato
La
Scienza nuova seconda giusta l ’edizione d el 1744 con le varianti d ell’ed i­
zione d el 1730 e d i du e redazioni in term ed ie in ed ite
(Milano-Napoli, 1953),
non corrisponde a un criterio scientifico di completezza e di rigore, in
quanto facente parte di un modo di studiare Vico in cui l’attenzione è ri­
volta più allo sbocco conclusivo della storia di una mente, che alla storia
e alla filologia dell’evoluzione testuale; posso qui aggiungere che questa
impostazione, in ultima analisi in contrasto con lo stesso storicismo cui
Nicolini si ispira, segna in realtà un momento di sudditanza rispetto al
grande editore ottocentesco Giuseppe Ferrari. Questi, interessato pro­
grammaticamente e positivisticamente all’esito finale e non all’evoluzio­
ne del pensiero, ha dato sin dal 1844 una oggi dimenticatissima edizione
della
Scienza nuova
del 1744 corredata delle «varianti»
(sic)
del 1730 che
ha, rispetto alla successiva e certamente più nutrita rielaborazione nico-
liniana, almeno il pregio della presentazione in parallelo delle differenti
versioni. Ferrari ha proposto nelle note in calce i passi significativamen­
te differenti dell’edizione del 1730 senza estendersi, come poi ha fatto nel
suo più ampio lavoro Nicolini, alle redazioni manoscritte delle
Correzio­
ni terze e quarte
; ma almeno ha evidenziato l’anteriorità dei passaggi po­
sti in nota, mentre Nicolini, e questa è l’operazione fuorviarne, colloca e
paragrafa i passi più antichi in posizione successiva a quelli più tardi. In-
somma se, come deve esserci permesso dire, un positivista coerente è da
preferirsi a uno storicista incoerente, fra le due edizioni che precedono la
nostra quella ottocentesca rimane migliore di quella novecentesca.
La nostra, ora, dà in visione sinottica il testo del 1730 e i
marginalia
,
che il lettore percepisce intuitivamente come aggiunte successive; e poi
in sequenza tutta la serie di elaborazioni aggiuntive, escluso questa vol­
ta lo sbocco del 1744, che costituisce un altro testo, prossimo oggetto a
sua volta di edizione critica a sé. Il lettore di questa sarà per forza co­
stretto a fare ricorso a una certa agilità e pazienza, per connettere volta
a volta i passi trascritti dai manoscritti del 1731-1734 con quelli corri­
spondenti dell’opera stampata nel 1730. Ma confido che questi disagi sa­
ranno abbondantemente compensati dal «divin piacere» di vivere que­
sto movimento scoprendo, come già stanno mostrando di fare Battistini
e Trabant, cose nuove e nuove dimensioni di lettura.
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volume si presenta ai lettori con un unico nome di curatore, af­
fiancato dal nome della collaboratrice che l ’ha accompagnato costante-
mente dal principio alla fine. Vorrei spendere due parole per sottolinea­
re il carattere e il valore di questa collaborazione. Quando ho intrapre­
so, a seguito di numerosi dibattiti e consultazioni con studiosi molto
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