GIAMBATTISTA V
ic o
,
Principi d ’una Scienza nuova d ’intorno alla comune na
tura delle nazioni
[Napoli, Mosca, 1730, con postille autografe, ms. XIIIH 59],
rist. anast. a cura di F. Lomonaco e F. Tessitore, con una
Nota
di M. Sanna, Na
poli, Liguori, 2002, pp. 528.
La pubblicazione, in ristampa anastatica, della
Scienza nuova
del 1730 si in
serisce nell’ambito dei lavori di critica testuale il cui intento è offrire un valido
ausilio all’edizione critica delle opere di Vico condotta a Napoli dal «Centro di
Studi Vichiani» del CNR. E forse utile innanzitutto ricordare brevemente come
si sia giunti alla situazione attuale. L’impulso iniziale alla produzione per lo me
no di un’edizione nazionale, che difficilmente avrebbe potuto fare a meno di es
sere un’edizione critica, degli scritti di Vico è stato impresso da Pietro Piovani
alla fine degli anni ’60, quando i difetti dell’edizione laterziana curata da Nico
lini iniziavano a diventare evidenti. Nel lanciare l’appello per un’edizione del ge
nere, Piovani riconosceva assai correttamente il valore dell’edizione di Nicolini,
ma poneva in rilievo come i successivi curatori di alcune opere di Vico, come
Francesco Flora e Paolo Rossi, avessero iniziato a introdurre delle varianti alle
proposte e alle scelte editoriali di Nicolini, che non derivavano da un insieme
condiviso di criteri adeguati ad un’edizione critica dell’intera produzione vi
chiana. Era del tutto evidente che proseguire in questa tendenza non avrebbe
fatto altro, verosimilmente, che complicare la situazione. Piovani era ben con
sapevole dell’enorme quantità di lavoro che un’edizione nazionale, per non di
re un’edizione critica, delle opere di Vico avrebbe comportato. Ciò in partico
lare per quanto riguarda il caso della
Scienza nuova
del 1730, che Nicolini ave
va omesso di pubblicare come opera a sé stante, principalmente perché la con
siderava essenzialmente come un gradino verso l’evoluzione della
Scienza nuo
va
del 1744. Era chiaro che nessuna edizione critica, né dell’edizione del 1730
né di quella del 1744, avrebbe potuto costituire una base adeguata per le futu
re ricerche sulle reciproche relazioni se non fosse riuscita a tener conto delle cir
costanze uniche della nascita, diffusione e sviluppo progressivo dell’edizione del
1730. Considerando che quest’ultima, ridotta alla metà della lunghezza previ
sta, fu scritta in qualcosa come 116 giorni, e che Vico fu tardivamente invitato a
sopprimere l’introduzione originale e a sostituirla - con esiti che si sarebbero ri
levati felici - con il «Frontespizio» e con la sezione «Idea dell’opera», difficil
mente sorprende che il testo pubblicato fosse pieno di errori di vario genere, e
non avesse la proprietà e neanche l’esattezza di espressione che, con il senno di
poi, Vico avrebbe desiderato. Di qui le diverse serie di
Correzioni, Miglioramenti,
ed Aggiunte
pubblicate, ma anche di successivi miglioramenti che Vico avrebbe
voluto aver fatto al testo originale a stampa, molti dei quali sono contenuti nel
le annotazioni e negli interventi e manoscritti che egli inserì in varie copie su-