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RECENSIONI
via, come una parte importante dell’edizione del 1725 sia rimasta nella versio
ne a stampa del 1730, e sia stata lasciata sostanzialmente inalterata in questa ri
stampa anastatica, ad indicare che Fautore ne era relativamente contento. Si trat
ta del passaggio in cui Vico illustra la relazione tra le proprietà eterne delle co
se e i tempi e i modi della loro nascita, in riferimento al diritto universale delle
genti. La descrizione offerta nel paragrafo unico che costituisce il IV libro del
la
Scienza nuova
1725 (rist. anast. a cura di T. Gregory, Roma, 1979, pp. 230-
233) è rimasta nella versione a stampa dell’edizione del 1730, dove, tuttavia, è
largamente rimaneggiata. E rimane relativamente intatta in questa copia anno
tata, dove compare, dopo la «Conchiusione dell’opera» (pp. 450-460), sotto for
ma della «Tavola d’indici» (pp. 461-464) che precede il taglio delle prime due
serie di
Correzioni, Miglioramenti, ed Aggiunte,
concludendo così il contenuto
sostanziale dell’opera. Questo significativo passaggio è assente anche dall’edi
zione del 1744, insieme ai tre dettagliati capitoli sui diversi etimologici presen
ti nell’edizione del 1725. Perché i capitoli sugli etimologici siano stati omessi
dall’edizione del 1730, per essere sostituiti dalla loro esposizione relativamente
breve offerta nella sezione del primo libro dedicata agli
Elementi,
è abbastanza
facile da comprendere alla luce delle costrizioni cui era sottoposta la sua crea
zione. Ma rimane un mistero perché, a parte lo stesso breve richiamo negli
Ele
menti,
la loro esposizione completa sia stata omessa dall’edizione del 1744. Con
siderando la loro importanza, in quanto aspetti regolatori della nuova arte cri
tica, e quindi per l’intera concezione di una storia ideale eterna, ciò deve solle
vare problemi come quello dei limiti entro i quali la debole salute di Vico, a que
sto stadio tardo della sua vita, gli consentisse di affrontare la revisione della sua
opera precedente. Aseconda delle risposte a tale quesito, può risultare che nean
che l’edizione del 1744 possa essere assunta come l’espressione definitiva del
l’intero contenuto della sua concezione di una scienza nuova.
Da un punto di vista decisamente diverso, una difficoltà che può sorgere ri
spetto a un uso ottimale di questa e di altre edizioni anastatiche, così come, pe
raltro, della stessa edizione critica, deriva dal fatto che le edizioni di Nicolini, con
i loro paragrafi numerati, sono stati la base del lavoro di un’intera generazione
di studiosi di Vico. Il sistema di paragrafatura, effettivamente, è diventato l’ap
parato di riferimento più ampiamente adottato per le ricerche sulla produzione
di Vico legata alle diverse redazioni della
Scienza nuova.
L’importanza che esso
riveste è rafforzata dal contributo non meno rilevante offerto dallo stesso Nico
lini con il suo
Commento storico alla Seconda Scienza nuova,
che andrebbe perso
in gran parte, con conseguenze disastrose, se con l’inevitabile scomparsa dei pa
ragrafi numerati dall’edizione critica gli studiosi non dovessero essere più in gra
do di rintracciare i riferimenti ivi contenuti. Per fortuna Paolo Cristofolini ha in
dividuato il problema alcuni anni fa (cfr. in questo «Bollettino» XXIV-XXV,
1994-1995, pp. 258-259), mostrando come un paragrafo di Nicolini contenga ap
prossimativamente lo stesso numero di parole di una pagina vichiana. Malgrado
questa felice coincidenza, tuttavia, non c’è dubbio che tutti gli studiosi che in
tendano trarre profitto sia dallo stato presente delle ricerche che dalle nuove prò-