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RECENSIONI
temporanei del pensiero e dell’opera del filosofo napoletano, oltre che di aspet­
ti non secondari della sua ricezione. Infatti, chi abbia avuto ed abbia un mini­
mo di dimestichezza con la letteratura critica dell’ultimo trentennio, sa bene-
quale importante contributo - ora con pagine direttamente dedicate al filosofo
napoletano, ora con saggi e ricerche su temi contigui - gli studi di Nuzzo ab­
biano arrecato al ‘nuovo corso’ degli studi vichiani. Basti far riferimento a quel-
l’utilissima sintesi divulgativa e antologica dell’opera e del pensiero di Vico (già
allora ricca di autonome suggestioni ermeneutiche e di fecondi spunti che più
innanzi sarebbero stati ampliati e approfonditi) uscita per i tipi di Vallecchi agli
inizi degli anni ’70, ma anche a una serie di corposi saggi su
Vico e
/"Aristotele
pratico
', su
Vico e la tradizione dei ‘moralisti’,
sulla
Filosofia pratica di Vico tra
religione e prudenza
su
Vico e la ragion di Stato
e, più in generale, sugli aspetti
più rilevanti del dibattito filosofico, giuridico e politico nella cultura napoleta­
na tra Seicento e Settecento, come mostra l’importante volume della metà de­
gli anni ’80
Verso la ‘Vita civile’. Antropologia e politica nelle lezioni accademi­
che di Gregorio Caloprese e Paolo Mattia Doria
(Napoli, 1984).
Come può ben vedere il lettore, negli stessi richiami, talvolta saggiamente
autoironici dell’A., alla imponente mole di pagine su Vico e intorno a Vico, di
cui si progettano nuove e organiche raccolte, si può scorgere non soltanto una
esigenza, per così dire, di razionalizzazione editoriale (cosa, peraltro, di per sé
utile ed opportuna), ma un ragionato programma di sistemazione unitaria dei
temi d’indagine e dei percorsi interpretativi. Così, se a futuri (si auspica non re­
moti) volumi verranno affidati i temi e le analisi volti, da un lato, ad approfon­
dire i percorsi pratico-politici e, dall’altro, ad affrontare i momenti linguistici e
narrativi della riflessione vichiana, a questo libro, invece, è demandato il com­
pito di avanzare un profilo ermeneutico generale della filosofia di Vico, incen­
trato in modo particolare sugli aspetti teorici, epistemologici e storiografici del
grande tema della storicità e dei «saperi della storia». Non a caso ho fatto rife­
rimento a tali aspetti, giacché intorno ad essi si articolano i tre piani intorno a
cui è stata pensata e costruita la struttura del libro.
Il primo di essi si presenta come un vero e proprio ‘riesame di sé’, un profi­
lo critico e autocritico del percorso teorico e storiografico che lo stesso Nuzzo
ha attraversato e al quale egli stesso ha fornito non pochi rilevanti contributi. Si
tratta della interpretazione di Vico che, in chiave storicistica - o per dir meglio
con lo stesso Nuzzo - in chiave storico-umanologica, ha dato il gruppo di stu­
diosi (anch’esso articolato e non riducibile ad un unico paradigma interpretati­
vo) raccoltosi intorno a Pietro Piovani, Fulvio Tessitore e il napoletano «Cen­
tro di Studi Vichiani» del CNR. Preferire la seconda alla prima dizione, non è,
ovviamente, soltanto un fatto terminologico, ma rappresenta, per così dire, la
traduzione nell’ambito dei percorsi di indagine e nella stessa scelta degli ogget­
ti e dei temi, di una più ampia ipotesi interpretativa che riguarda, in generale,
la rivoluzione gnoseologica e antropologica del moderno: il passaggio dalle co­
smologie e dalle filosofie ontologiche alle umanologie e alle filosofie dell’indi­
vidualità e dell’esistenza. Proprio per questo, può forse apparire riduttiva la
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