RECENSIONI
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scuola (che nessuno richiederebbe e nessuno oltre tutto ostenterebbe), ma di
una autonoma capacità critica di costruzione di personali scelte ermeneutiche
e di intelligente utilizzazione di propri convincimenti metodologici. E di ciò que
sto volume è indiscutibile testimonianza.
G
iuseppe
C
acciatore
A
ndrea
B
attistini
,
Vico tra antichi e moderni,
Bologna, Il Mulino,
2004,
pp. 360.
Venticinque anni di lavoro intorno a Vico e a temi vichiani organizzato fi
nalmente e organicamente in un volume importante, ad opera di uno degli stu
diosi deH’argomento tra i più duttili e curiosi, Andrea Battistini. Il lavoro con
serva una struttura enciclopedica che molto da vicino rievoca la definizione di
«lussureggiante» che all’opera di Vico viene affidata e l’eterogeneità dei mate
riali e degli interessi che mette in luce hanno come fulcro la fuoriuscita di un
autore votato a un «compito antropologico, quello di ricostruire la mentalità
dell’uomo primitivo. In questo senso il suo ruolo si può ritenere il fulcro in bi
lico tra antichi e moderni, erede della cultura classica e insieme foriero di nuo
ve prospettive» (p. 9). E l’intero studio di Battistini su nuclei tematici di un pen
satore sicuramente a lui molto caro si muove con disinvoltura e destrezza, e con
l’abilità acquisita anche grazie a esperienze bibliografiche intense ed erudite, tra
uno scenario classico e un orizzonte decisamente moderno. E si può dire che il
volume, proprio perché lungamente aspettato, rispecchia un po’ la congerie di
interessi e gli spazi teorici che Battistini, letterato amante di un Vico eclettico,
ha ritagliato per i propri studi e i propri interessi, offrendo un’articolazione in
terna e una proposta di percorso del tutto lineare e congruente da ogni punto
di vista.
Alla ricerca del consolidato orizzonte europeo entro il quale trova spazio la
produzione vichiana, nel saggio che apre il volume, Battistini acutamente fa no
tare che «la risposta di Vico alla
querelle
tra antichi e moderni perse la ristret
tezza di una contesa in cui si doveva per forza assegnare un primato e diventò
un sistema pedagogico complessivo» (p. 29). In effetti, tutto lo sviluppo con
cettuale del volume si snoda su questa linea interpretativa di un Vico «lettore
agonistico» che apre fronti polemici con tutti proprio perché non aspira a un
risultato che designi un vincitore quanto piuttosto alla formazione di un amal
gama che possa confluire in un sistema generale.
In uno dei lavori più conosciuti e più apprezzati della produzione di Batti
stini, vale a dire
La sapienza retorica di Giambattista Vico
(Milano, 1995), Fauto
re dichiarava a proposito di Vico che «il dialogo con i contemporanei risulta di
conseguenza, come ogni vera operazione critica, di natura conflittuale e cerca
sempre un fraintendimento che dal rapporto intertestuale faccia scattare una ve
rità diversa, mai vista prima, con cui imprimere un sigillo soggettivo sulla plura