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RECENSIONI
Per cominciare ricorderei una citazione che Pons evoca almeno due volte
nel percorso interno del libro, vale a dire quella celebre annotazione di Hannah
Arendt contenuta nella sua
Vita adiva
; parlando di Vico la studiosa aveva di­
chiarato che: «ogni volta che l’età moderna aveva motivo di sperare in una nuo­
va filosofia politica, si trovò di fronte a una filosofia della storia» (H.
A
rendt
,
Vita adiva,
Milano, 1964, p. 279 nota 63). Una breve ma provocatoria nota che
la Arendt aveva apposto all’interno del capitolo sull’elaborazione del concetto
di ‘vita activa’ in epoca moderna, mettendo in evidenza come, dal suo punto di
vista, non fosse stata raccolta l’idea vichiana dell’impossibilità di conoscere la
natura. Questa scoperta vichiana, correttamente valutata, non avrebbe non po­
tuto trascinarsi dietro un’attenzione attiva verso il dato politico e morale del­
l’esistenza. La ricerca di Pons ha saputo entrare in contatto con questa consi­
derazione teoretica e potremmo dire che ha lavorato sempre sui testi vichiani
scavando per far uscire alla luce il lato più specificamente storico dell’uomo
fa­
ber
vichiano, appunto quello politico. E i saggi raccolti in questo primo volume
italiano definiscono in maniera inequivocabile questa direzione, mettendo in
guardia il lettore dalla scontata inevitabilità di trovare in questo classico pagine
di un puro filosofo della storia. E insieme lasciando intatta per intero l’inquie­
tudine che nasce dalla domanda se sia possibile che una «filosofia della storia»
svolga funzione di una «filosofia politica». Le risposte di Vico non sono univo­
che, sono abitate da dubbi e ripensamenti, aprono a molti spunti di riflessione,
e soprattutto sono portatrici di materiale variegato sul tema più generale della
modernità. Pons le percorre con intensa partecipazione, affidando a questo ca­
rattere di ‘politicità’ la connotazione più vigorosa della sua interpretazione.
Va’ detto che anche l’architettura del volume descrive un equilibrio solido
e molto efficace: la prima parte mette insieme due importanti introduzioni scrit­
te da Pons ad apertura delle edizioni francesi, da lui curate, della
Vita
e del
De
ratione,
sottolineando con sobrietà, nella
Premessa,
come queste siano da col­
locare al primo posto tra sue
fatiche
vichiane, i suoi fondamentali lavori di tra­
duzione. «Il Michelet del secolo XXI» lo definisce Cristofolini nella
Presenta­
zione
del volume, vale a dire il personaggio che è stato capace di risvegliare il
pensiero francese intorno a Vico dal sonno nel quale era piombato dopo Mi­
chelet appunto. Il titolo,
Da Vicoa Michelet,
s’impone per il principio di conti­
nuità al quale allude e per la precisione con la quale rimanda ai contenuti del
volume: il tema della storia e della politica nel suo più stretto rapporto con il
suo proprio oggetto, il ‘vero’, e la Francia, con le sue domande e le sue risposte
maturate nello sguardo rivolto verso Vico.
Nel presentare queU’importantissima operazione che è stata la nuova tra­
duzione in francese della
Scienza nuova
del 1744 (
Science nouvelle 1744,
Paris,
2001), Pons denunciava - ma l’aveva già fatto in numerose occasioni pubbliche
- come la Francia, che dopo Michelet aveva largamente contribuito a divulga­
re, nella seconda metà dell”800, il nome di Vico in Europa, fosse divenuta in se­
guito uno dei paesi di grossa tradizione filosofica nel quale le opere vichiane
avevano trovato minore circolazione. E questo certo soprattutto a causa delle
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