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RECENSIONI
come fanno degli universali fantastici a raccogliere non solo significati filosofi
ci, ma anche storici?
Da questo conato uscì la «luce civile», prodotta proprio dallo stesso cona
to, in se stesso desiderio capace di imporsi su altri e contrastanti desideri. Do
minio sulle passioni, sia della mente che del corpo, nel senso di dominio sulla
passione come ‘moto’, controllo del moto. E stato con eleganza notato da Pons
come l’età degli eroi venga stabilita dal «fermarsi» nelle città, nel matrimonio,
in contrapposizione all’«errare», al moto scomposto, al moto delle parti. Con i
bestioni vichiani non c’è luogo e non c’è tempo: tutto esplode con la fine del-
l’erramento ferino, lo stanziamento in un luogo e lo scandirsi del tempo contro
la consueta ripetizione immobile. Il lungo interrogarsi di Pons sul concetto di
«barbarie» nasce dalle domande e dalle inquietudini degli uomini che siamo
adesso e dalla nostra posizione rispetto al concetto stesso di «ragione umana»
e di «natura umana» e il nesso che si stabilisce così tra «ragione» e «politica»
contribuisce all’originalità di questa lettura. Un punto centrale del volume di
Pons, che accomuna un po’ tutti i saggi, è l’affermazione vichiana secondo la
quale la filosofia fa la sua comparsa insieme alla forma di governo democratica.
Non la
perennis
filosofia, ma una filosofia che può emergere solo a un certo pun
to e non in un altro della storia dell’umanità, in uno specifico momento piutto
sto che in un altro e solo a certe condizioni. Attribuito a Solone, primo fra i le
gislatori, il motto del
Nosce te ipsum
apre alla dimensione filosofica.
È qui che s’inaugura il discorso sulla
Scienza nuova
come «storia delle uma
ne idee», «dalla quale dovevan’ i
Filosofi incominciare la Metafisica della Mente
Umana,
la qual
Regina delle Scienze
incominciò d’allora, ch’i
primi huomini co
minciarono umanamentea pensare»
(
Sn30
, p. 131 ed. Cristofolini). La storia del
le umane idee è per Vico storia solo dei filosofi e di un pensiero che è finalmente
umano, che prende l’avvio dalla proposta cognitiva avanzata da Epicuro, che si
accontentava di spiegare le cose a partire dall’evidenza dei sensi, assecondando
una fase poetica della conoscenza; subito dopo venne Esopo che propose l’in
duzione di un solo simile, in grado di persuadere con un esempio molto più di
una massima; poi Socrate con l’induzione di più cose certe in relazione a una
cosa dubbia; con Aristotele intervenne il sillogismo che spiega gli universali nei
particolari e unisce i particolari per capire gli universali, e Zenone con il suo so
rite dei moderni filosofi, che
«assottiglia,
non
aguzza
i
cervelli» (ibid.,
p. 185).
L’induzione baconiana viene a concludere il ciclo e rivela nella filosofia speri
mentale il gran frutto della più recente speculazione teoretica.
Idea nuova ed originalissima, quella di Vico, nata sotto la pressione di una
delle possibili forme dell’umana ragione, la riflessione, che induce a prendere
coscienza della propria natura umana. E perciò induce allo sviluppo di una for
ma di governo tipicamente umana. Ma attenzione, a differenza delle forme di
ragione dei bestioni, della riflessione l’uomo può farne uso cattivo, perché gli
conferisce la possibilità di prendere le distanze da sé, e quindi di mentire, di usa
re in modo perverso la propria libertà, di esercitare una «riflessiva malizia». Una
libertà nuova, questa umana conquista, che si accompagna a un nuovo stru