RECENSIONI
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rale, è possibile indagare su questa seconda forma di aiuto, laddove il ruolo del
la grazia può essere affrontato soltanto dai teologi; la Provvidenza è dunque «il
cammino che i filosofi devono percorrere per conseguire la perfetta conoscen
za delle cose divine e umane prodotte dalla mente umana, partecipe della men
te divina» (p. 63); non a caso Guido parla della «forza provvidente della men
te umana».
Entrando nel vivo del tema dell’educazione, l’A. riflette su come Vico «ve
desse l’emancipazione dell’umanità in una prospettiva collettiva. La riforma del
modo di pensare è influenzata dal mondo della cultura; perciò, la scuola è una
istituzione necessaria per quella riforma del pensiero, che contribuisce alla
riforma della società. L’emancipazione dell’umanità risulta compromessa quan
do la scuola considera le scienze come qualcosa di morto, così come il sapere
delle scuole viene a sua volta considerato morto e immutabile» (p. 82). Emer
ge qui l’interesse attuale che l’autore del volume nutre per l’educazione scola
stica; traspare la sensibilità per la proposta vichiana del «riconoscimento del
l’attività cognitiva nell’infanzia, evitandone la discriminazione come se si trat
tasse di una età priva di ragione e incapace di qualsiasi giudizio» (p. 84). La
stessa definizione di «barbarie dell’intelletto» attribuita da Vico all’infanzia, «è
una anticipazione delle teorie psicanalitiche del secolo XX. La barbarie è la pri
vazione di un comportamento sociale e l’assenza di raziocinio astratto. Con l’in
tervento dell’educazione, la barbarie dà luogo all’umanità, e un’educazione cor
retta potrà fare in modo che la corruzione della natura umana venga dissolta
dalla ragione rendendola meno indeterminata» (p. 87). Guido sottolinea qui un
punto particolarmente delicato, che pone Vico ai limiti dell’ortodossia cattoli
ca e vicino a una sorta di «umanesimo radicale» quando sostiene che «la cor
ruzione naturale della natura umana non si deve semplicemente al peccato ori
ginale ma deriva molto dall’ignoranza, per cui il primo riferimento educativo
consiste nel tradizionale adagio filosofico: ‘conosci te stesso’, che è il maggior
incentivo per la realizzazione dello studio delle lettere, delle arti e delle scien
ze» (p. 88).
Il superamento della barbarie dell’intelletto attraverso una corretta educa
zione che valorizzi i processi formativi risulta allora determinante per evitare il
rischio di una barbarie ben peggiore, quella della riflessione. È necessario per
ciò un equilibrio che rispetti tanto le fasi dello sviluppo antropologico quanto
di quello storico; infatti, «il parallelismo tra lo sviluppo cognitivo dell’individuo
e il cammino progressivo della storia non è meramente formale. Si tratta di due
processi distinti che si determinano reciprocamente, e ciò che riguarda l’indivi
duo riguarda la storia, e quest’ultima influenza la vita dell’individuo» (p. 96).
Ecco perché il significato storico assume la valenza di un insegnamento morale
costante; ecco perché «preservare la memoria del passato significa valorizzare
il rafforzamento razionale dell’umanità ma senza perdere la memoria delle co
se umane dell’inizio dell’esistenza, perché nell’età matura e in seguito, nella vec
chiaia, non c’è più il vigore della memoria e la stessa creatività declina, per cui
la vita perde molto presto l’umanità perché disprezza la memoria del passato»