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RECENSIONI
mente storico, e dall’altro nell’attribuire il nascondimento di tali verità all’ope­
razione del corso del tempo che si riflette in un mutamento della modalità di
pensiero messa in atto dall’uomo, tale da rendere oscuro il senso delle prime ‘fa­
vole’ mitologiche» (p. 30).
I
miti presenti nel
corpus
vichiano ai quali FA. precipuamente presta inte­
resse sono quelli di Giove, Diana e Ercole, dei quali seleziona aspetti specifici.
Inoltre al fine di comprendere e meglio approfondire alcuni dei criteri che Vi­
co applica per l’interpretazione del mito nel suo complesso, Bassi riflette anche
sulla modalità con cui il filosofo sottopone a una attenta riformulazione il tema
dei
Consentes Di,
ovvero dei dodici dèi olimpici consiglieri di Giove: un tema -
questo - codificato fin dalla tradizione classica, dove trova uno stretto corri­
spettivo nei 8ó)8eKa 0eoi della cultura greca, e nei
di maiorumgentium
di quel­
la latina. Anche in questo caso lo studio documenta con grande precisione e in­
teresse le varianti al tema fornite dalle interpretazioni vichiane, attraverso un’a­
nalisi testuale sempre puntuale e completa.
Delle molte connotazioni attribuite a Giove viene preferita da Vico quella -
di tradizione latina - che identifica il dio con il cielo, cielo che attraverso il ful­
mine e il tuono, esplicazioni della volontà divina, risveglia le coscienze sopite
dei bestioni spingendoli ad attribuire a esso pieno statuto di divinità. La favola
di Giove, pertanto, è intesa da Vico quale testimone del passaggio dallo stato
ferino dell’uomo a quello propriamente umano, che prelude alla dimensione so­
ciale e alla condizione civile, anche grazie all’acquisizione e all’interiorizzazio­
ne del principio morale.
Diana - carattere delle fonti perenni, come pure emblema di castità - viene
sempre affiancata da Atteone, e entrambi costituiscono, dal
De uno
sino alla
Scienza nuova
del 1744, un costante punto di riferimento nell’ambito della ri­
flessione del filosofo napoletano sui miti, oltre che spunto essenziale per impor­
tanti implicazioni della dimensione sociale del rito. Riguardo tale mito, in sede
di filologia testuale, va segnalato l’importante riconoscimento da parte di Bassi
del ‘Pareus’ ricordato da Vico nel
De uno (De uno,
caput. CXLIX, 4), che alla
luce di quanto l’A. ha meritoriamente rilevato, non è da identificarsi con il me­
dico francese Ambroise Paré come intese Nicolini, bensì conJohann Philipp Pa­
reus, autore di non pochi scritti di carattere filologico di ampio respiro europeo.
Di Ercole e del suo mito, invece, viene colta la variante gallica, che nella sua
connotazione più strettamente sociologica costituisce il tratto non meno im­
portante di una tradizione minore: «Vico si dimostra pienamente consapevole
della centralità che l’idea dell’universale fantastico riveste all’interno della pro­
pria filosofia: essa costituisce uno dei motivi di maggiore originalità del filosofo
[...]. Fin dalla
Sinopsi
che anticipa i temi del
Diritto universale,
Ercole viene in­
dicato come il ‘carattere’ poetico dei fondatori dei popoli e sembra probabile
che proprio la figura di Ercole possa aver portato Vico all’elaborazione del prin­
cipio dell’universale fantastico, a causa della presenza, attestata fin dai tempi an­
tichi, di numerosi personaggi qualificati come ‘Ercole’, distinti sulla base delle
aree geografiche di provenienza [...]. La circostanza della diffusione di ‘tipi’ er-
1...,200,201,202,203,204,205,206,207,208,209 211,212,213,214,215,216,217,218,219,220,...305