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RECENSIONI
merosi rimandi testuali puntualmente riferiti, come, già a partire dal
De anti
quissima,
Vico individui nel metodo filologico uno dei fondamentali criteri di
collegamento orientativo tra le scienze, rivolgendosi essenzialmente verso una
ricerca etimologica, verso una sistematica organica dei saperi, verso una
lectio
intesa quale cardine del momento argomentativo, in cui il
verum
si identifica
con il
factum.
In seguito, l’A. si sofferma a lungo sugli anni della stesura della
Vita (Suaso
rie et controversiae. Gli anni della
Vita
e le rivendicazioni di Tacito,
pp. 71-169),
che indica essere il periodo più intenso per Vico, tanto dal punto di vista della
speculazione filosofica, quanto da quello della vicenda umana. Nel ripercorre
re con minuzia gli eventi narrati nell’
Autobiografia,
l’ordinata sequenza della
narrazione offre spunti per continue ‘prove’ di critica testuale: imolti riferimenti
alle pagine vichiane permettono a Ruggiero di fare luce sugli assunti principali
di un pensiero - quello di Vico - che risulta essere tanto più complesso e affa
scinante proprio grazie al confronto con le posizioni del suo tempo. Molte pa
gine di questo studio sono dedicate al legame con Platone, Tacito (qui ricorda
to anche per il richiamo nell’epigrafe delle
Vindiciae),
Bacone, e Grozio; pure
la scelta del quattro autori - sostiene l’A. - «risulta attentamente calibrata e ri
sponde a esigenze intellettuali e retoriche: gli ‘auttori’ sono complementari fra
loro e indicano scelte culturali progressivamente più mature lungo la ‘vita degli
studi’» (p. 130). Nell
'Autobiografia
Platone e Tacito sono introdotti da Vico at
traverso una strategia retorica elegante e raffinata, e i saperi dei quali sono en
trambi portatori si intrecciano nell’andamento chiastico della prosa: se la pre
ferenza nei confronti di Platone sembra dettata dall’esigenza che il filosofo na
poletano avverte di non ricadere nel modello dell’aristotelismo scolastico dopo
aver ricusato la metafisica cartesiana, quella di Tacito - la cui
auctoritas
riman
da indirettamente alla tradizione del tacitismo europeo, che lo indicava quale
teorico classico della priorità empirica della Ragion di Stato - permette a Vico
di attribuire allo storico latino «un inedito primato» (p. 131) in quella stessa me
tafisica della quale aveva incominciato a ragionare dopo il fortunato incontro
con Paolo Mattia Doria. Bacone - ricordato come il filosofo de
De augmentis
scientiarum,
e non come l’empirista del
Novum Organon
- è, invece, «il mo
mento di sintesi idealistica rispetto al rapporto dialettico in cui sono stati posti
Platone e Tacito, quali tappe di un processo hegeliano» (p. 133), cui si oppone,
a sua volta, un nuovo momento, anch’esso dialettico e antitetico, quello del giu
snaturalismo di Grozio, che risveglia in Vico il progetto di un sistema di diritto
razionale e assoluto. Questo processo, ben lungi dall’essere concluso, necessita
di un successivo momento di sintesi, e approda con consapevolezza e sistema
tica maturità alla
Nuova Scienza.
Ruggiero esamina quindi il
Deratione
(«..
.et leges incidereUgno». Spuntigiu
risprudenziali dal
De nostri temporis studiorum ratione
alla
Scienza nuova, pp.
171-232), dove Vico recupera la metodologia Investigante e solleva l’importan
te questione del ‘metodo’, proclamando il necessario primato della ‘topica’ (che
si propone di reagire criticamente alla retorica, e coincide con una logica del