RECENSIONI
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l’invenzione) sulla ‘critica’ (della quale è fondamento necessario). L’A., eviden­
ziata «la trama delle
auctoritates
classiche, in specie delle citazioni ciceroniane
e tacitiane» (p. 179), riflette poi sul ruolo di primo piano che nel
De ratione
è
svolto dalla giurisprudenza, alla quale - come è ben noto - il filosofo napole­
tano dedica l’ampio capitolo XI. Una singolare sintesi argomentativa combina
nel pensiero di Vico - sin dal 1708 - diritto, eloquenza e filosofia; l’attenzione
di Ruggiero verso la scienza giuridica è prima rivolta a vagliare il ruolo riserva­
to alle ‘leggi arcaiche’ nel
De ratione,
mentre in seguito si sofferma a lungo su
quel
Ragionamento d’intorno alla legge delle XII Tavole venuta da fuori in Ro­
ma,
elaborato in occasione delle
Correzioni, Miglioramenti, edAggiunte
cosid­
dette ‘terze’ che fecero immediato seguito all’edizione del 1730 della
Scienza
nuova
, e poi espunto dalla redazione del ’44. Le XII Tavole - definite da Cice­
rone «carmen necessarium»
(De legibus
, II, 23, 59) - segnano 0 passaggio per
il popolo Romano dallo stato ferino alla semiciviltà eroica, e ricoprono un ruo­
lo pari a quello tenuto dai poemi omerici nello sviluppo storico della civiltà gre­
ca, quello di «prodotto collettivo della fantasia romana nel suo progressivo evol­
versi» (p. 208).
Nel saggio conclusivo
(Il sonno di Omero e una poetica provvisoria. In mar­
gine al libro terzo della
Scienza nuova, pp. 233-268) l’A. si sofferma, infine, su
quello che a partire dalla
Scienza nuova
del 1730 e poi nell’edizione del 1744
sarà il libro terzo, quello della «Discoverta del vero Omero», il luogo topico in
cui Vico «mostra ai suoi lettori giunto al centro della dimostrazione del suo me­
todo storiografico, come la sua ‘mappa del mondo’ sia utile a gettare luce su una
vexata quaestio
dell’estetica contemporanea» (p. 235). Ruggiero, pertanto, ri­
scontra come qui il filosofo si proponga, in maniera organica, di offrire un’e­
semplificazione del proprio metodo critico, applicandolo ad una questione let­
teraria - quella dellV/xw omerico - di interesse primario. Il principale fine del­
la ricerca omerica non risiede per Vico nel fare luce sulla figura storica dell’au­
tore
deli’Iliade
e
de\YOdissea,
bensì nella necessità di accertarne la sapienza vol­
gare di poeta eroico, magari anche storicamente orientata, ma di certo non «ri­
posta»: «[...] L’obiettivo di Vico resta un problema di metodo scientifico (e me­
glio diremo storiografico), non l’analisi estetica dei poemi omerici, se non come
esempio dei risultati perseguibili in virtù del suo metodo [...]. La soluzione al­
le complesse aporie relative alla figura ed alla poesia di Omero consiste nel ri­
conoscere che la materia di quei poemi non è frutto di invenzione singolare, ma
il risultato di una lunghissima tradizione, la storia del popolo greco dalle sue
origini, e attraverso le sue relazioni con gli altri popoli del Mediterraneo. Così
Ylliade
e
\'Odissea
appaiono al filosofo come documento storico e come ‘due
grandi tesori del diritto naturale’, e l’opera di Omero, che di quella materia ha
fatto poesia, una volta rinnegatane la ‘sapienza riposta’, si sottrae alla logica del­
l’interpretazione allegorica e rivela la vitalità della storia» (pp. 241, 250-251).
A
lessia
S
cognam iglio
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