RECENSIONI
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sistenza di un vincolo gnoseologico tra metafora, concetti e lingua che Vico già
esponeva nella
Scienza nuova.
Vico dimostrò che la «logica poetica» costituisce
la facoltà preliminare che permette il comportamento simbolico umano. Gli
orientamenti più recenti della linguistica e della psicologia sembrano confer
mare che i concetti e i simboli astratti derivano dal senso delle cose, e, dunque,
dalla percezione fisico-sensoriale. Appare evidente, quindi, che questo nuovo
filone della linguistica evoca nozioni vichiane. La visione vichiana costituireb
be, secondo Danesi, una cornice teorica per approfondire in modo sostanziale
tutto ciò che oggi viene «scoperto» dalle scienze linguistiche e psicologiche. Vi
co ci insegna che l’immaginazione creativa è l’essenza dell’umano ed è quindi
alla base dello sviluppo cognitivo e linguistico e che gli uomini, più che pensa
tori razionali, sono degli «ingegnosi indovinatori».
V
alentina
S
ommella
GREGORIO C
alo
PRESE,
Opere,
rist. anast. a cura di F. Lomonaco e A. Mir
to, Napoli, Giannini, 2004, pp. 565.
Nella storia degli studi su Gregorio Caloprese la pubblicazione in edizione
anastatica delle sue
Opere
a cura di Fabrizio Lomonaco e Alfonso Mirto segna
un evento di notevole importanza. È la prima edizione completa degli scritti, e
appare nel trecentocinquantesimo anniversario della nascita, a distanza di qua
si tre secoli dall’ultima ristampa di uno dei suoi testi, le
Sposizioni
, incluse nel
l’edizione delle
Opere di Monsignor Giovanni Della Casa
del 1733. Sarà, forse,
il caso di ricordare che l’assenza quasi totale di ristampe delle opere calopre-
siane ha corrisposto alla mancanza d’interesse e quindi al silenzio che la critica
ha per lungo tempo mostrato verso questo autore. Le tre ristampe delle
Sposi
zioni,
ultima tra le quali quella del 1733 contenente le aggiunte dei due nuovi
«spositori» (Egidio Menagio e un anonimo), testimoniano più la continuità del
la vecchia questione Petrarca-Della Casa nell’ambiente arcadico che non un in
teresse per le teorie letterarie calopresiane. La situazione è progressivamente
cambiata a partire dal primo Novecento, tuttavia solo negli ultimi decenni si è
definitivamente registrato un rinnovato interesse per il pensatore di Scalea, in
virtù di un nuovo approccio allo studio della cultura napoletana del tardo Sei
cento e di una crescente consapevolezza del carattere specifico e autonomo di
questa. Considerato in tale contesto, Caloprese ne appariva come un insigne
esponente. A questo rinnovato interesse non mancavano tuttavia difficoltà pra
tiche, tra cui la limitata disponibilità degli scritti del pensatore calabrese e la
preoccupante mancanza di quel vigore critico necessario per ristampare l’inte
ra sua opera e corredarla di un discorso esegetico, sebbene già nel 1923 Bene
detto Croce avesse sottolineato l’urgenza e importanza di tale ristampa, e nel
1980 Salvo Mastellone si fosse adoperato a tal fine, senza tuttavia poter realiz
zare il suo proposito, come ricorda Mirto (p. 60). La recente opera di Lomo-