RECENSIONI
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tura innovativa della poetica di Caloprese, e dall’altra «la questione della con­
tinuità e/o discontinuità della sua riflessione, dell’ortodossia o eterodossia del
suo cartesianesimo» (p. 9). Nell’analisi degli scritti letterari del Caloprese, l’A.
si propone di discutere un tema «non ignoto alla letteratura aggiornata, eppu­
re ancora fonte di equivoche interpretazioni: l’incontro con la filosofia moder­
na e, in particolare, con quella di Descartes in un quadro di interessi poetici e
critico-letterari estranei agli ambiti e ai contenuti della speculazione del filosofo
francese» (p. 10). Pregna di stimolanti implicazioni, una tale impostazione del
discorso conduce Lomonaco a evidenziare la complessità e la ricchezza del pen­
siero filosofico ed estetico del suo protagonista.
Nella nuova congiuntura culturale dell’epoca, Descartes forniva a Calopre­
se strumenti metodologici per la sua critica del dogmatismo della retorica tra­
dizionale, e per i suoi postulati sulla libertà inventiva del poeta. Il «renatismo»,
cioè il cartesianesimo, stava qui per
libertas philosophandi
, assumeva il valore di
un generale presupposto programmatico, fungeva da ideologia di base dell’in­
tera operazione intellettuale calopresiana. «Il ricorso alla filosofia si traduceva
innanzitutto» - scrive infatti Lomonaco - «nella sostenuta esigenza di un pen­
siero libero, di un rinnovato atteggiamento critico, teso al rifiuto definitivo del­
la retorica tradizionale. Perciò del cartesianesimo poteva essere condivisa l’i­
stanza metodologica fondamentale, per riformulare i problemi della moderna
critica letteraria». Dai presupposti di «rinsaldare le ragioni di un vero e proprio
esercizio critico» e dalla denuncia del dannoso «ricorso a’ precetti datici da’ re-
tori» derivava, infatti, il riferimento calopresiano alla «philosophia» quale me­
todo critico privilegiato e «misura fondamentale dell’approccio al testo lettera­
rio» (pp. 10, 12-13). Particolarmente importanti appaiono qui le considerazio­
ni dettagliate e attentamente documentate dall’A. sul posto occupato dalla
«scienza cartesiana delle relazioni tra
mente
e
corpo-passione»
nel pensiero este­
tico. Deciso a distaccarsi «dalla vuota critica retorico-grammaticale», Calopre­
se considerava le «ragioni filosofiche dell’argomentazione» come strumenti
«dell’esame della relazione poetica e delle sue
immagini
» (p. 12). Veniva in que­
sto modo riformulata l’antica opposizione tra corporeo e incorporeo, tra i mo­
vimenti del «corpo» e dell’«anima», trasformandosi inuna moderna visione del­
la «forza» della «rappresentazione» dell’oggetto nell’immagine evocata dai poe­
ti. L’«anima», intesa qui come attività di un’interiorità, «conquistava uno spa­
zio di autonomia» e l’analisi della stessa interiorità nelle immagini poetiche in­
troduceva Caloprese al cartesiano «tema delle passioni»
(ivi).
Infatti, l’esame dei
fondamenti psicofisiologici delle immagini poetiche, del loro meccanismo e fun­
zione era condotto da Caloprese sulla scorta del trattato cartesiano sulle pas­
sioni, anche se in questo procedere non mancava il retaggio investigante dello
sperimentalismo e del probabilismo metodologico. Per Caloprese, tuttavia, co­
me osserva FA., «la grande poesia sta[va] soprattutto nella capacità di conqui­
stare la massima efficacia espressiva attraverso il momento comunicativo di
esperienze e di immagini d
'affetti»
(p. 13). Prevaleva, in tal modo, una visione
estetica della poesia in sintonia con la risoluzionematerialistica dello stesso «mo-
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