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RECENSIONI
platonismo», e infine la polemica calopresiana contro le teorie «dei filosofi dell’
‘utile’» (p. 47).
Si osserva, in conclusione, che questa pubblicazione delle opere complete
di Caloprese rappresenta, ovviamente, un sussidio fondamentale per gli studiosi
e allo stesso tempo un invito e un’apertura verso ulteriori ricerche e discussio
ni.
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A. S
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amparska
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ttore
L
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,
immagini diRenéDescartes nella cultura napoletana dal
1644 al 1755,
Lecce, Conte, 2003, pp. 258.
L’A. affronta tre momenti topici della ‘fortuna’ del pensiero di Descartes nel
la cultura meridionale, dall’iniziale penetrazione a metà del Seicento fino alla
definitiva crisi di metà del Settecento, con un approccio storiografico originale
nel panorama degli studi sui cartesiani napoletani. Infatti, per deliberata scelta
autori come Vico o Doria non compaiono in quello che si presenta piuttosto co
me uno spaccato del rapporto con la modernità di diverse generazioni di scien
ziati, filosofi ed esponenti del ‘ceto civile’ che per un secolo videro nel pensa
tore francese un punto di riferimento e non un bersaglio polemico. Inoltre par
ticolare attenzione si presta alla modalità di diffusione in Italia delle edizioni e
dei testi cartesiani, indicativa dei percorsi del pensiero del filosofo nelle singo
le realtà culturali. Anche l’emergere di diversi orientamenti e delle polemiche
tra gli stessi cartesiani napoletani rimanda al ruolo non secondario della me
diazione testuale, individualmente sempre più distinta. La conoscenza dei testi
e delle edizioni utilizzate nelle diverse fasi della vita culturale meridionale con
tribuisce a dipanare i fili del complesso intreccio di sollecitazioni e prospettive
di lettura dei singoli autori.
In quest’ottica l’arrivo delle opere di Descartes a Napoli rimanda alla rice
zione del pensiero del filosofo francese in Italia mediata dalle diverse comunità
scientifiche sparse per il paese, e autonomamente incamminate sulla via della
modernità. Quando a Napoli giunge Tommaso Cornelio, e con lui la fisica di
Descartes, la vita scientifica cittadina era ancora ricca dei fermenti naturalistici
della locale colonia lincea e poteva vantare scienziati di fama internazionale co
me il Severino. Dalla cattedra universitaria, ottenuta nel 1653, Cornelio si face
va interprete di una
ratiophilosophandi
aperta ad istanze metodologiche ed epi
stemologiche di diversa provenienza in nome di una
libertas philosophandi
in
grado di accogliere criticamente Galileo e Gassendi, Bacon e Descartes. Tra le
cause dell’approccio non dogmatico al pensiero Descartes si potrebbe segnala
re la formazione medica di Cornelio e di molti degli animatori dell’Accademia
degli Investiganti, partecipi delle precoci difficoltà, obiezioni e contrasti insor
ti nell’ambito del cartesianesimo medico europeo. Di qui la libertà, non priva
d’ambiguità, del rapporto intrattenuto da molti accademici con le opere del fi