RECENSIONI
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losofo francese, indicato come uno dei protagonisti del rinnovamento del pen­
siero europeo, senza per questo rinunciare ad una varietà d’interessi e d’impo­
stazioni scientifiche difficilmente qualificabili come cartesiani.
A partire dalla metà degli anni ’70, il culmine della parabola dell’attività
scientifica investigante si raggiunge in campo matematico. Il confronto su di un
terreno rigorosamente specialistico stimolerà Monforte e De Cristoforo a rece­
pire la lezione della geometria analitica cartesiana destinata però a non avere se­
guito nella vita matematica napoletana. Nuove prospettive si erano aperte per i
cartesiani napoletani formati alla scuola di Gregorio Caloprese (tra i quali si ri­
cordano Spinelli, Gravina, Cirillo, Ricciardi, Metastasio). Lo studio del
De ho­
mine
e delle
Meditationes
rinnovava l’interesse per la metafisica intesa non più
alla maniera delle scuole come scienza dell’ente bensì quale compiuta filosofia
della mente. Siamo al tramonto della cultura investigante caratterizzata dal «si­
lenzio sulla metafisica» e che aveva privilegiato «il Descartes che più appariva
prossimo agli artefici della Rivoluzione scientifica e che teoricamente sembrava
affermare il valore del verosimile e dell’esperienza sensibile o, su altro piano,
ma non staccato da questo, del rinnovato sapere matematico» (p. 76). All’alba
del nuovo secolo con le lezioni tenute da Agostino Ariani all’Accademia del Me-
dinacoeli e dedicate
Utilità della geometria
si avvertiva ormai, come sottoli­
nea l’A., che «il culto di questa scienza non sembra più potersi innestare nella
cultura investigante, ché questo sapere [...] tende a divenire pressoché auto­
nomamente speculativo, a costituirsi come via per raggiungere un universo me­
ramente intelligibile» (p. 67). Ma il mutamento registrato neO’Accademia del
Medinacoeli era il risultato di un processo di revisione del rapporto della cul­
tura napoletana con Descartes paradossalmente innescato da una più comple­
ta conoscenza della dottrina cartesiana e la sua metafisica apprezzata nello stu­
dio delle proprietà della mente e fondamento delle scienze dell’uomo non me­
no che di quelle naturali. Ed è questa la seconda fase della cultura moderna na­
poletana che l’A. ripercorre a partire dall’offensiva inquisitoriale comunemen­
te nota come il processo agli ateisti (1688-1697). In particolare FA. approfon­
disce i contenuti delle polemiche durate oltre un ventennio dal momento che
«ogni sorta di avversari dei
novatores
non avevano atteso che divenisse preve­
dibile l’istruzione di un processo contro i ‘moderni’, per denunciare le ‘perico­
lose’ novità che da tempo gli intellettuali della città stavano diffondendo» (p.
77). Un’offensiva venuta allo scoperto con il contemporaneo avvio del proces­
so e la pubblicazione del primo volume della
Philosophia peripatetica
del gesui­
ta De Benedictis ma le cui avvisaglie da tempo erano state avvertite da France­
sco D’Andrea, animatore della seconda fase della cultura moderna a Napoli for­
temente segnata dall’impegno di avvocati e giuristi ormai determinati nella ri­
presa della cultura investigante degli anni ’80 rispetto a medici e scienziati in­
vestiganti. Apartire dai primi anni ’70 e per oltre un decennio inD’Andrea pren­
devano forma i temi esposti nelle
Lezioni
messe a punto per il giovane principe
Gian Andrea Doria e
nell’Apologia in difesa degliatomisti
del 1685. Il nesso me­
todologico tra scienza e storia era la chiave d’accesso alla filosofia dei moderni,
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