RECENSIONI
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che quando mediate dall
'Historia critica
del Brucker, è racchiuso l’elemento di
novità rispetto alle precedenti letture napoletane del filosofo francese. Infatti, il
commento di De Felice, ispirato a un eclettismo che è soprattutto affermazio­
ne della ragione critica, risulta lontano dall’esaltazione di Descartes, tante vol­
te letto in chiave polemica dalla cultura napoletana. Nelle sue note si ritrovano
non pochi elementi della critica degli illuministi meridionali al metodo ipoteti­
co e agli aspetti decisivi della metafisica cartesiana. Le obiezioni sollevate al
co­
gito,
alla distinzione tra le due sostanze e alla prova ontologica dell’esistenza di
Dio non impediscono, però, a De Felice di enfatizzare i meriti scientifici del fi­
losofo francese, «che portò tanto innanzi i Geometrici studi quanto li promos­
se dopo di lui il grande Isacco Newton», e di riconoscere la sincerità del suo im­
pegno nella lotta contro gli atei e i libertini.
R
oberto
M
azzola
F
ranco
C
ri
SPINI,
idee eforme di pensiero. Brevi saggi di storiografia filoso­
fica,
Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, pp. 109.
Il libro di Franco Crispini reca non a caso come sottotitolo
Brevi saggi di sto­
riografia filosofica.
E, tuttavia, non si darebbe ben conto dell’intenzionalità che
tiene insieme le parti del volume se ci si limitasse a considerarlo solo per quel­
lo che, sia pur
primafacie,
appare, cioè come una raccolta di contributi storico­
filosofici volti a lumeggiare questo o quell’aspetto di momenti e figure del pen­
siero filosofico moderno: da Montaigne a Gravina, da Fontenelle a Leibniz, da
Berkeley a Shaftesbury e a Diderot. In effetti, Crispini prova a porre in essere
un tentativo di storiografia filosofica per molti versi analogo (ma non piatta­
mente ripetitivo) a quello che, per un lungo tratto del secolo scorso, ha caratte­
rizzato la tradizione della
History of Ideas,
dalle sue originarie formulazioni in
Lovejoy fino alle sue trasfigurazioni, talvolta radicali, nelle posizioni enunciate
da Rorty. La ricerca storiografica di Crispini adotta dunque un metodo che non
muove tanto dall’esigenza di pervenire a un disegno ricostruttivo legato alla dia­
lettica tra sintesi storica e impianto ermeneutico (che pure tanta rilevanza ha
avuto e continua ad avere nel complessivo quadro delle storiografie filosofiche
nazionali), quanto, piuttosto, dall’individuazione di «idee-problemi» che si col­
locano, inmodo significativo, dentro alcune particolari «forme di pensiero» del­
l’età moderna.
Crispini è certo consapevole che un tale metodo, interessato a isolare i fram­
menti e i momenti (sia pur talvolta cruciali) più che il filo complessivo di una
complessiva esperienza filosofico-culturale, può apparire storiograficamente
parziale ed ermeneuticamente tendenzioso. Ma è proprio la consapevolezza di
questo rischio che induce l’A., pur nel quadro di un procedimento che tende a
isolare la peculiarità di una forma di pensiero, a non discostarsi mai dal pro­
cesso di svolgimento (quand’anche volutamente lasciato sullo sfondo) delle idee
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