RECENSIONI
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mente assistita e sorretta dal ‘lume naturale’». Ma, come avviene anche nella re
lazione che Vico pone tra mente e corporeità, tra mente e storicità, alla mente
graviniana si affiancano la «certezza storica di una ragione civile trasfusa nella
formazione delle società, la religione come potente leva di civiltà, il diritto del
sapiente a governare e guidare» (p. 30).
Anche gli altri saggi raccolti nel volume affrontano - ognuno comunque im
pegnandosi nello studio e nell’approfondimento di uno specifico problema di
storiografia filosofica - nuclei problematici che, in modo più o meno evidente
e incidente, hanno concorso a definire e a consolidare le forme del pensiero mo
derno. E il caso del capitolo dedicato a Fontenelle, nel quale, oltre alla partico
lare questione storico-filologica deO’attribuzione del testo delle
Réflexions,
vie
ne affrontato il tema dell’atteggiamento delle filosofie scettiche e libertine di
nanzi ai problemi della vita futura e, in generale, dinanzi alle speculazioni me
tafisiche sulla natura dell’animo umano. E il caso, ancora, dello studio sull’an
tropologia morale di Leibniz, tema, peraltro, poco frequentato e poco ap
profondito dalla stessa più avveduta letteratura critica. Qui il metodo della in
dividuazione delle «idee-problemi», che stanno nel cuore del mondo moderno,
ha veramente l’imbarazzo della scelta, giacché il problema morale in Leibniz ap
pare difficilmente separabile dalle definizioni e dai contenuti del diritto e dei
connessi concetti di legge e obbligazione e non è neanche possibile, come ben
sanno gli studiosi del filosofo tedesco, considerarlo al di fuori della generale te
matica della teodicea e dei relativi problemi dell’autonomia dei valori morali ri
spetto alla norma divina e, dunque, al di fuori del complessivo problema della
ragione come fonte di conoscenza morale. Più che giustamente, allora, Crispi
ni insiste sulla «integrazione di metafisica emorale» in Leibniz, alla quale si giun
ge non solo attraverso il percorso logico-epistemologico, ma anche utilizzando
l’analisi dell’esperienza interiore come complesso dei meccanismi che caratte
rizzano gli atti mentali e volitivi (ancora una volta, dunque, emerge la relazione
tra metafisica e morale). L’idea-problema che si affaccia alla riflessione moder
na grazie a Leibniz è dunque l’insieme dei nessi che stringono unitariamente la
riflessione giuridica (il dibattito sul giusnaturalismo) e quella etica anche alla lu
ce di una indagine psicologica che mette al centro l’idea dell’individualità: in
una parola una vera e propria
antropologia etica.
La moderna «virtù morale» è, poi, l’idea direttiva che Crispini enuclea dal
le argomentazioni filosofiche di Berkeley. Si tratta, però, di un tentativo, a pa
rere dell’autore, non sempre riuscito, giacché «l’operazione di demolizione fi
losofica che si compie
ne\VAlafrone
guarda ai due lati della filosofia moderna
dell’uomo virtuoso, quello della ripresa dell’immagine di virtù propria della clas
sicità e quello borghese e pre-kantiano di una ‘antropologia pragmatica’, da en
trambi i quali Berkeley, senza alcuna novità e originalità, salvo certi lati dell’ar
gomentazione immaterialistica contro lo scetticismo dei moderni, può rinsal
dare il legame etica-religione» (p. 72).
Colui che, invece, in questa costellazione di filosofi e moralisti, maggior
mente si sporge sul moderno fino a delineare i profili di una vera e propria «fi-