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ALESSIA SCOGNAMIGLIO
fronto tra Omero e Dante. Tale ipotesi risulta essere ancora più plausi­
bile nel momento in cui si considera che un’altra opera di Valeriano14-
di tutt’altro argomento - era certamente ben nota a Vico, alla luce del
fatto che non solo anche un esemplare di essa risulta nel Fondo Vallet-
tiano15, ma che soprattutto il nome dell’umanista e l’opera stessa sono
esplicitamente citati dal filosofo nelle
Note
al
Diritto universale
16e nella
Scienza nuova
del 173017.
Ma c’è di più. In un altro trattato dell’epoca,
Il Cesano de la Lingua
Toscana
di Claudio Tolomei, è nuovamente presente il motivo della com­
parazione tra Omero e Dante, unitamente alla descrizione dell’opera­
zione linguistica compiuta da entrambi i poeti, a riprova che il tema, du­
rante il Cinquecento, doveva essere fortemente al centro delle discus­
sioni intorno alla questione della lingua:
Ché se altra regola non ci si arreca innanzi, che il potere i pensieri suoi
apertamente e variatamente mandare in luce; Io sò ben certo, come dal To­
scano ciò si fa con interezza, & splendore, di che ne possono far testimonianza
coloro, che degnamente in questa lingua hanno scritto, i quali, se ben tal’ho-
ra (come Dante) forestieri vocaboli & Latini puri, & Latini Attoscaneggiati
hanno tra loro scritti mescolati, non per povertà della lingua hanno ciò fatto,
né perche non potessero quello istesso sentimento con parole Toscane mani­
festarci, ma perche volsero esser comuni, & adomare il Poema loro di vari
fiori, come ancora fece anticamente Homero il quale & di Ionia & di Eolia,
& della region Attica, & di Sicilia, & di Phrigia, & di altre parti del Mondo
prendeva i vocaboli per tesserli vergatamente trà suoi divinissimi versi, &
14 I. P.
VALERIANI,
Hieroglyphica sive de sacris aegyptiorum aliarumque gentium literis
, Ba-
sileae, per Thomam Guarinum, 1567.
15 L’esemplare è del 1610 (Lugduni, sumptibis Pauli Frellon) ed è segnato A. XIV. 6. 21.
16 «Et in hieroglyphicis, apud Valerianum, illud: ‘humanum corpus cum accipitris capi­
te’?»
(G. Vico, Notae in duobus libros
, in Id.,
Opere giuridiche,
cit.,
1.
II, nota
107,
p.
807).
17 «Così è sventata cotal
borea de’ Dotti,
che vennero appresso, che tanto
non usò gonfia­
re
quella di essi
boreosissimi Egizi,
che gli
altri Sappienti del Mondo
avessero
appreso da essi,
di nascondere la loro Sappienza Riposta sotto de’ geroglifici: onde s’intenda, con quanto di
scienza scrissero
Giamblico de Mysterfs,
e
Valeriano de Hieroglyphicis Aegyptiorum
!» (Id.,
La
Scienza nuova 1730,
a cura di P. Cristofolini con la collab. di M. Sanna, Napoli, 2004, p. 165;
d’ora in poi
Sn30).
Il passo non è ancora presente in
Sn25,
mentre è stato cassato nella reda­
zione del 1744, dove figura solo il brano che in
Sn30
immediatamente lo precede (Id.,
Prin­
cipi di scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni
[1744], in Id.,
Opere,
cit., voi.
I, capov. 436, p. 607; d’ora in poi
Sn44).
Fausto Nicolini indica in Pierio Valeriano una delle
certe fonti vichiane riguardo la polemica sostenuta dal filosofo napoletano contro coloro i qua­
li ritenevano i geroglifici «ritruovati di filosofi per nascondervi dentro altri misteri di sapien­
za riposta», sebbene il nome dell’umanista non figuri mai esplicitamente nella redazione del
1744 (E
NlCOLlNI,
Commento Storico alla Seconda Scienza nuova, 2
voli., Roma, 1949, voi. I,
pp. 170, 174;
Sn44,
§§ 435-436, pp. 605, 607).
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