«AL CINQUECENTO DOTTI UOMINI SI DIEDERO A COLTIVARE LA TOSCANA FAVELLA.,
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quando bene fusse la Toscana lingua tre volte più ricca stata, ch’ella non è,
havrebbe Dante seguendo questo suo disegno, il medesimo fatto, & senza
dubbio non è mendica, non è povera questa lingua, anzi di molti & belli vo
caboli adornata, bastanti a farla in ogni sua opera vaghissima18.
Il
passo, come si vede, presenta notevoli riscontri oltre che con il se
guente passaggio della
Correzione
di Castelvetro:
Laonde il poeta, senza imprendere fatica di discorrere qua & là per tut
te le corti d’Italia può con molta agevolezza ammendare & adornare la lin
gua sopradetta [la fiorentina unita a quella di Dante e Petrarca] col fiore di
tutte le lingue italiane raccolte in un luogo. E così afferma [Calmeta] avere
fatto Dante Alighieri, & Francesco Petrarca, li quali egli ci propone per au
tori ottimi di quella lingua cortigiana della quale egli ragiona19,
anche con questo brano tratto dal testo di Gravina:
Questo concetto in una medesima lingua da diverse e lontane regioni d’I
talia s’udì risonare, perché non era quella lingua d’alcuna plebe in partico
lare, ma di tutto il fior d’Italia comune: il quale nella corte napolitana dal-
l’imitazion dei Provenzali coltivata questa favella, che universalmente per
l’altre corti e per le concioni e per Paccademie si diffondea20.
Si consideri, pertanto, la forte consonanza che, nei tre passi appena
riportati, presentano le seguenti espressioni metaforiche:
Coloro, che [... ] in questa II poeta [... ] può [... ]
[... ] Era quella lingua
lingua hanno scritto
ammendare e adornare
[...] di tutto il fior
volsero [...] adornare il
la lingua sopradetta
d’Italia comune
Poema loro di vari fiori
col fiore di tutte le lingue
italiane raccolte in un luogo
il Cesano
, p. 103
Correzione,
p. 216
DRP,
p. 289
le quali - non sarà di certo un caso - propongono il medesimo con
cetto tramite formulazioni e stilemi molto vicini tra loro, indici forti di
vicinanza e dialogo fra testi diversi. Inoltre, non solo nel trattato di To-
lomei è espressa la convinzione, poi recuperata in pieno da Gravina e ri
18C.
T
olomki
,
Il CesanoDialogo diMesserClaudio Tolomei. Della Lingua Toscana
[1556],
in
DegliAutoridelBen Parlare...,
cit.,
1
.1, p. 103; d’ora in poi
II Cesano.
L’esemplare dal qua
le si cita è quello che figura nel Fondo Vallettiano con segnatura A. XVI. 4. 39; il trattato è
stato pubblicato per la prima volta a Venezia presso la Stamperia Giolito nel 1556.
19
Correzione,
p. 216.
20
DRP,
lib. II, 7, p. 289.