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PAOLO CRISTOFOLINI
nitive, ma anche di ripensamenti e autocorrezioni che l’editore attento
al processo evolutivo del pensiero dell’autore deve registrare: si tratta
dunque di dare ragione in apparato non solo delle varianti rispetto alla
editto,
ma anche delle varianti interne al manoscritto, ovvero delle can
cellature e delle sovrascritture. Leggere sotto le cancellature non è sem
pre facile, neppure con la lente dell’investigatore poliziesco. Ma là dove
non arriva Sherlock Holmes arriva, in buona parte dei casi, chi abbia cu
rato l’edizione della
Scienza nuova
del 1730. Poiché risulta evidente, scor
rendo il manoscritto, che Vico ha lavorato alla stesura finale della sua
opera tenendo aperto accanto a sé il libro pubblicato nel 1730, oltre i
propri manoscritti di correzioni e aggiunte, e che ha fatto un lavoro mi
sto, parte di trascrizione, parte di modifica e rifacimento. Così quasi sem
pre, allorché ci si imbatte in una parola o frase cancellata e pressoché il
leggibile, la decifrazione è agevolata se si va a cercare la corrispondente
parola o frase nel testo del ’30 o di quei manoscritti, sostituita in sovra-
scrittura dalla nuova espressione.
2.
La cura del testo e l’opera dei predecessori.
L’apparato critico offrirà
le varianti tra manoscritto ed
editio princeps
e quelle, come si è detto, in
terne al manoscritto, ma non, ovviamente, quelle tra le diverse edizioni
moderne. Ciò non toglie che il lavoro di quanti ci hanno preceduto non
sia tale che se ne debba fare costantemente tesoro. In particolare, i nu
merosi motivi di dissenso e di allontanamento dai criteri di Fausto Ni
colini non devono ingenerare la falsa opinione che Nicolini alla filologia
del testo e del manoscritto sia stato estraneo. Sulla questione mi sono
soffermato, e qui non vi ritorno, nel rispondere alla garbata polemica di
Fulvio Tessitore nei miei confronti (in questo «Bollettino» XXXIII,
2003, pp. 191-197; per la mia replica cfr. «Historia philosophica» II,
2004, pp. 139-151). Ma al di là delle nostre discussioni, e semmai a in
tegrazione delle stesse, merita di essere segnalata una minuzia che è però
anche un episodio-spia.
Andrea Battistini, in una nota relativa a una delle prime pagine del li
bro III (G. Vico,
Opere,
Milano, 1990, p. 1690, nota 2 alla p. 812, cor
rispondente alle pp. 379-380 della
editio princeps
), ripristina una lezio
ne dell’edizione del 1744, «il re», dichiarando il proprio accordo con le
edizioni Flora e Cristofolini e contro Nicolini che reca invece «lo re».
Ma, purtroppo per Flora, Cristofolini e Battistini, la lezione del mano
scritto è «lo
Re».
Non solo: nella
Scienza nuova
del 1730 la lezione era
«il
Re» (Sn30,
356, p. 292 della nostra ed. critica), corretta poi in en
trambi gli esemplari H (Biblioteca Nazionale di N a p o liX I I II I 58 eX III
H 59) in «lo
Re»:
è dunque una autocorrezione intenzionale e insistita.