PICCOLE CI UOSE ALLA SCIENZA NUOVA TERZA
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Ci tocca dare ragione a Nicolini, e le sole cose da ripristinare sono la
maiuscola e il corsivo. Si tratta, ripetiamolo, di una minuzia, ma la filo­
logia di minuzie è fatta, alcune decisive per la corretta lettura del pen­
siero, altre, come questa, no, ma indicative di certe attenzioni stilistiche
proprie di quella mente; e, pur non essendo decisiva, è un sintomo che
ci rende vigilanti nei confronti di ogni giudizio sommario sui predeces­
sori. Nel caso di Nicolini, abbiamo qui un elemento indiziario di atten­
zione sua verso il manoscritto, che ci orienta ad una valutazione equili­
brata e sgombra da pregiudizi verso il suo operato critico ed ecdotico.
3.
Un’allusione nascosta: Severino Boezio.
Eccoci ora a un caso oppo­
sto, non per un solo editore, ma per tutti. Un caso in cui la
editio prin­
ceps,
da tutti rispettata e seguita, ha tenuta nascosta una perla che il ma­
noscritto invece fa brillare. Siamo ancora al libro III, p. 381 della
editio
princeps,
là dove si contesta la sapienza riposta di Omero con l’esempio
dei suoi eroi, e del saggio Ulisse sopra tutti, i quali quando sono afflit­
tissimi d ’animo pongono tutto il loro conforto nel vino e nell’ubriacar-
si. E così leggiamo nell’edizione a stampa: «Precetti in vero
di consola­
zione
degnissimi di
Filosofo'.».
Lezione debole rispetto a quella del ma­
noscritto: lì non si legge
«di consolazione
», bensì, con la debita sottoli­
neatura che rimanda al corsivo,
«de Consolatione».
Questa era anche la
lezione della
Scienza nuova
del ’30
(Sn30,
357, ed. critica p. 293). Il ti­
pografo del 1744 non ha capito e gli editori moderni non se ne sono ac­
corti (ad eccezione del saggio ecdotico di Varvaro
et alii
in questo «Bol­
lettino» V ili, 1978, pp. 37 e 43, dove però non è trascritta con esattez­
za la lezione del ms. che fa per noi autorità), ma l’intenzione dottamen­
te ironica è trasparente: contro il preteso Omero filosofo della tradizio­
ne platonica Vico evoca qui per opposizione emblematica il titolo del ca­
polavoro di Severino Boezio; un autore che a Vico è certamente noto,
come acutamente ha indicato Nicolini
(Comm.,
p. 237) almeno per il suo
commento alla
Topica
di Cicerone, anche se il
De consolatione philo­
sophiae
non rientra nel novero delle opere filosofiche da lui espressa-
mente citate. In questo caso ci sembra di poter dire che il corretto re­
stauro testuale arricchisce di un riferimento storico denso di significato
la presa di posizione vichiana sulla sapienza riposta e sulla barbarie.
P
a o lo
C
r isto fo l in i
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