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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
no-Vatolla-Raito, 24-27 maggio 1999),
a cura
di E. Nuzzo, Roma, Edizioni di Storia e Let
teratura, 2004, pp. 337-351.
Le proposte interpretative intorno a cui
l’A. articola le proprie riflessioni sul tiranno -
«anti-eroe
per antonomasia» (p. 337) - sono
due: che entro un piano squisitamente politi
co, a partire dal
Diritto universale
sino alle tre
redazioni della
Scienza nuova,
Vico si allonta
ni progressivamente dalla concezione classica
della tirannide; e che, da una prospettiva filo
sofica più ampia, rappresenti nelle due ultime
edizioni della
Scienza nuova
una metafora del
dissenso verso Descartes e la sua «costituzio
ne del ‘cogito’ e del ‘soggetto’»
(ivi).
Quanto al primo punto, dopo avere ri
cordato l’immagine tradizionale della tiranni
de, codificata nella
Politica
di Aristotele qua
le versione degenerata della monarchia, Ca
porali si sofferma
in primis
sul
Diritto univer
sale
', dove i riferimenti testuali ad essa tendo
no in genere ad assumere una connotazione
etico-politica negativa, e si riscontrano in re
lazione alle dinamiche dell
'auctoritas civilis.
Almeno nel caso di Roma, il dispotismo si
presenta quale variante negativa dell
'impe
rium,
e nella sua sostanza si mostra molto vi
cino alla monarchia: «la disgregazione del-
Ximperium,
in tutta evidenza, appare deter
minata dalla decadenza morale dei padri
[...]. Quando tale sfaldamento non trova un
riparo positivo [...] allora può anche accade
re che i vizi dei singoli patrizi producano in
volontariamente la ‘tirannide’ quale vera e
propria concretizzazione del potere» (pp.
341-342). Se poi
è
vero - prosegue Caporali
- che Vico nella prima stesura della
Scienza
nuova
realizza una rottura profonda con quel
l’idea sostanziale di virtù che caratterizza il la
voro sul diritto,
è
altrettanto vero che - al
meno per i rari riferimenti inerenti la tiranni
de - proprio la redazione del 1725 si colloca
ancora in una posizione di transizione. Sul
piano esplicitamente politico, l’autocrazia si
connota come degenerazione etico-civile, e il
tiranno appare ancora fortemente caratteriz
zato sul piano morale: «sia pure per sporadi
ci richiami, insomma, tirannide
è
ancora una
forma ‘cattiva’ (ingiusta, crudele, viziosa), che
sorge dai corrompimento, dal rilassamento
della virtù aristocratica» (p.
346).
La vera
svolta si compie con le redazioni del
1730
e
del
1744,
ove l’impostazione precedente vie
ne sostanzialmente modificata: l’‘anti-eroe’
ha smarrito gran parte dell’identità negativa
che Vico sino ad ora gli aveva riservato, men
tre una diversa ‘ricostruzione’ della storia di
Roma e la scoperta del significato autentico
delle tre parole liviane ‘regno’, ‘popolo’ e ‘li
bertà’ gli permettono di rivalutare il ruolo di
Bruto e la sostanza dell’autorità che egli ab
batte. A questa altezza il potere assoluto non
è
più negativo in quanto tale, ma diviene una
categoria politica e acquisisce la moderna ca
ratura di ‘variante interna’.
L’A. propone, poi, alcuni spunti che gli
consentono di accennare brevemente alla se
conda ipotesi avanzata. Egli, pertanto, indi
ca quei luoghi della
Scienza nuova
(la «Con
clusione dell’opera», la «Degnità» XCV
nella seconda sezione del libro primo, il ca
pitolo terzo della tredicesima sezione del li
bro quarto) nei quali l’autocrazia conserva
ancora un carattere negativo, ma non defini
sce una forma particolare di supremazia, «es
sendo invece rivolta a descrivere la fine di
ogni potere, il crollo deH’umanità dispiega
ta» (p.
349).
Tiranno
è
allora l’individuo ‘mo
nastico’, il soggetto «che si
pre-tende
solo,
che vorrebbe
darsi da sé:
nella potenza della
ricchezza; ma anche nella tersa trasparenza
di un ‘primo vero’ assoluto e concluso, nel
l’asfittica certezza di un’autodeduzione me
tafisica o trascendentale, che ha perso i con
tatti con le ricche, complesse diramazioni
della soggettività connettiva» (p.
351).
[A. Scogn.]
9.
C
astelli
Patrizia,
«Collo dritto, muso
franco». Corollari d’intorno all’immagine del
l’eroealtempodi Vico,
in
Eroiedetà eroicheat
torno a Vico. Attidel Convegno intemazionale
di Studi (Fisciano-Vatolla-Raito, 24-27 maggio
1999),
a cura di E. Nuzzo, Roma, Edizioni di
Storia e Letteratura,
2004,
pp.
123-153.
Con una ramificata e precisa attenzione
alle più significative rassegne dell’immagina
rio iconografico antico e moderno - dall
'Ico