AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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nologia
di Cesare Ripa alla
Istoria universale
provata con monumenti efigurata con simbo
li degli antichi
di Francesco Bianchini - l’A.
segue criticamente in Vico la raffigurazione
dell’eroe, osservando innanzitutto che essa,
centrata prevalentemente sulla caratterizza
zione etico-psicologica (la natura eroica, do
minando la passione, trova una collocazione
intermedia fra quella dell’uomo, in lotta con
essa, e quella divina, che ne è priva), manca
di una corrispondente descrizione fisica. In
questo Vico seguirebbe - secondo l’ A., che a
sua volta segue Fausto Codino
(Introduzione
a Omero
, Torino, 1965) - il modello omerico
del tratteggio esteriore per «confronti» ed
«indicazioni relative», limitandosi nella
Sn44
(§ 692) a determinare l’aspetto ed «il sentire
dell’eroe a partire dalla riduzione delle forme
gigantesche alle ‘nostre giuste corporature’»
(p. 133): molto concedendo così alla tesi del
la bellezza - intesa come
mediocritas, ovvero
proporzione fra le parti - propria della fisio
gnomica, alla cui fortuna nel Seicento e ri
presa nel Settecento l’A. dedica le prime pa
gine del suo articolato contributo.
In realtà la linea evolutiva della figura
eroica, retta dal paradigma della riduzione
alla giusta corporatura e da quello congiun
to della fantasia predominante all’inizio ma
soppiantata in seguito dalla ragione (un mo
tivo vichiano del quale l’A. indica le possibi
li fonti moderne, Montaigne in testa, p. 144),
ritrova ad una delle sue estremità gli eroi pri
mitivi, mossi da violentissime passioni, rozzi
e caparbi come i contadini (e qui Vico tradi
rebbe Omero in favore di temi arcadici, p.
142), all’altra quelli viventi ai tempi della ra
gione dispiegata. Questi ultimi hanno un cor
po più raffinato, che ricorda quello del Ca
rafa narrato nella biografia, o addirittura
fiacco - insinua l’A. - come quello di Vico
stesso: un processo erosivo che sembra cul
minare nel
De mente,
dove si celebra l’eroi
smo decorporeizzato della sola mente che si
rende «utile al genere umano» (p. 153).
Ma soprattutto, l’A. si impegna efficace
mente ad individuare presenze genealogiche
nell’idea di «erramento ferino», che fa da
cornice a quella di eroe primitivo, «nuovo
per i tempi» di Vico (p. 139), ma non solo per
i suoi, dal momento che la tesi dell’umanità
imbestiata «non trova riscontro in altri scrit
ti dell’antichità e del tempo di Vico» (p. 140).
A ciò si aggiunga poi che il concetto di «eroe
bestione» sovverte «una tradizione millena
ria che aveva delineato una apparente intan
gibilità della bellezza dell’eroe» (p. 142).
Nell’idea di «erramento ferino» - secondo
l’A. - convivono due tradizioni: da un lato,
quella che da Lucrezio si spinge all’indietro,
fino ad Epicuro, ed in avanti, fino a Machia
velli e Hobbes - per i quali la condizione del
bruto vagabondare è quella che segna l’ini
zio della vita umana sulla terra; e, dall’altro,
quella platonico-cristiana, che legge quella
condizione non come uno stato originario,
ma come la punizione divina comminata al
l’uomo per la
hybris
mostrata nel voler co
struire la torre di Babele.
[R. D.]
10. C
erchiai
Gerì, recensione a
M. M
ar
-
TIRANO,
Sesto contributo alla bibliografia vi
chiana. 1996-2000
(Napoli, Guida, 2002), in
«Rivista di Storia della Filosofia» XXI (2004)
2, pp. 662-663.
11. C
osta
Gustavo,
Eroismoprimitivo o
eroismo «pastoreccio galante»? Il dilemma di
Vico alla luce dei documenti del S. Uffizio,
in
Eroi ed età eroiche attorno a Vico. Atti del
Convegno internazionale di Studi (Fisciano-
Vatolla-Raito, 24-27 maggio 1999),
a cura di
E. Nuzzo, Roma, Edizioni di Storia e Lette
ratura, 2004, pp. 109-122.
Il saggio si inserisce in una serie di contri
buti recenti dell’A. (alcuni dei quali redatti po
steriormente ma apparsi nel frattempo), indi
rizzati a ricostruire da un lato i rapporti fra Vi
co e filoni di pensiero eterodossi, dall’altro le
vicende che videro le sue opere oggetto di cen
sura da parte delle autorità religiose e in par
ticolare del Tribunale del Sant’Uffizio.
L’A. confronta in particolare la voce
«Heroes» del
Lexicon universale
di J. J. Hof-
man (1698), una delle fonti, come rilevato già
da Nicolini, della
Scienza nuova,
con alcuni
passi dell’opera di Vico dedicati allo stesso