268
AVVISATORE
b ib lio g r a fic o
of dumb beasts». Né è chiaro se tradurre
«sentence» per
orazione
nel §
452
sia miglio­
re di «statement». Di certo, riteniamo che il
verbo
rovesciare a
nel §
208
non significhi «to
overturn, refute, or demolish», come sugge­
rito da Marsch, quanto piuttosto «to restore
to», come Bergin e Fisch proponevano nella
loro seconda edizione, in quanto quel passo
non intendeva negare l’attribuzione della sag­
gezza esoterica ad Ermete Trismegisto da par­
te di Giamblico, quanto piuttosto sottolinea­
re che tale attribuzione si riflette su di lui, in
accordo con l’articolazione vichiana della
«boria de’ dotti». Inoltre, ci sembra poco op­
portuno sostituire «modest» con «moderate»
per tradurre «modesti» al §
978
se si deside­
ra porre l’accento sulla
moderazione,
giacché
è proprio
modesty
(modestia) a presupporre
una relazione sociale di disagio che confligge
con il comportamento, mentre
moderation
(moderazione) rimanda ad una neutralità che
richiama la statistica o la burocrazia.
Al di là di tali questioni di micro-inter­
pretazione (sulle quali i traduttori giustamen­
te si concentrano e gli interpreti si riservano
giustamente di non convenire), FA. probabil­
mente non coglie che nel tradurre
imperi
con
«empires» ai §§
25
e
28,
Bergin e Fisch face­
vano riferimento non solo al potere o all’au­
torità, ma anche ad un particolare tipo di po­
tere e autorità. Parimenti, rendere
dilicatezza
nei §§
1105
e
1106
con «delicacy» risulta trop­
po letterale in quanto l’italiano suggerisce sen­
sualità e corruzione; ciò è dovuto al fatto che
«delicacy» racchiude in inglese esattamente la
stessa ambigua gamma di significati che pos­
siede in italiano. L’A. ritiene infine di aver in­
dividuato una serie di «corruzioni» nel secon­
do libro della
Scienza nuova,
ipotizzando che
Vico abbia lavorato servendosi di appunti il
cui ordine si sia potuto a volte alterare; per
questo, nella traduzione, Marsch con un cer­
to arbitrio ha collegato alcune frasi nell’ordi­
ne da lui ritenuto più coerente.
[D. M.]
40.
M
artinez
B
isbai
Jo se p ,
El
De men­
te
eroica:
entre la gloriajusta y el «ritiro al ta­
volino»,
in
Eroi ed età eroiche attorno a Vico.
Attidel Convegno internazionale diStudi (Fi-
sciano-Vatolla-Raito, 24-27 maggio 1999),
a
cura di E. Nuzzo, Roma, Edizioni di Storia e
Letteratura, 2004, pp. 245-270.
Il tema della fama, in relazione agli stu­
di, alla sapienza e all’agire umano, attraversa
tutta l’opera di Vico, scandendo anche quei
momenti della vita del filosofo segnati da co­
centi delusioni e frustrazioni. Il fine cui ten­
dono gli studi, come è noto, costituisce il pri­
mo nucleo della ricerca vichiana nelle
Ora­
zioniinaugurali',
ma FA. segue il percorso che
si affaccia a partire dalla
Orazione VI,
in cui
Vico medita un argomento nuovo «che unis­
se in un solo principio tutto il sapere umano
e divino», e che si consolida in una consape­
volezza nuova nelle opere degli anni ’30. Co­
me osserva Martinez Bisbai, possiamo co­
gliere la distanza teorica che separa Fautore
del
ì'Orazione VI
dall’autore della
Scienza
nuova
del 1730, «come la distanza tra chi
agi­
tava
nel suo animo un argomento nuovo per
unire il sapere divino e umano, rispetto a chi,
sentendosi possessore consapevole di se stes­
so, si dichiara più fortunato di Socrate» (p.
249). Se da una parte infatti nel
De mente
eroica -
la «Dissertazione» del 1732 -, Vico
ancora una volta esorta gli studenti a guar­
dare con fiducia al rapporto tra gli studi uni­
versitari e una condizione onorevole nella vi­
ta societaria, dall’altra il senso complessivo
della relazione fa emergere ima forte ambi­
valenza, al punto che Vico finisce con lo scin­
dere la funzione istituzionale dell’università
dagli interessi individuali e le ricompense so­
ciali. I giovani devono rigorosamente per­
correre tutto il ciclo di studi, avendo ben pre­
sente che la sapienza ‘non cade dal cielo’ ma
è il frutto di un incessante lavoro che porterà
a creare ‘i divini miracoli degli ingegni’. In
questo senso, l’insegnamento ha una funzio­
ne «terapeutica», perché consente di ‘cura­
re, guarire, perfezionare’ la natura umana fat­
ta di corpo e anima corrotti dal peccato. Mar­
tinez Bisbai sottolinea allora come, mentre
nella
Orazione VI
le discipline e i saperi che
formano l’itinerario della sapienza si artico­
lavano nel triplice obbiettivo della
conoscen­
za del vero,
dell’
esperienza delle cose umane
e della
verità e decoro del linguaggio,
nel
De
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