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AVVISATORE
b ib lio g r a fic o
of dumb beasts». Né è chiaro se tradurre
«sentence» per
orazione
nel §
452
sia miglio
re di «statement». Di certo, riteniamo che il
verbo
rovesciare a
nel §
208
non significhi «to
overturn, refute, or demolish», come sugge
rito da Marsch, quanto piuttosto «to restore
to», come Bergin e Fisch proponevano nella
loro seconda edizione, in quanto quel passo
non intendeva negare l’attribuzione della sag
gezza esoterica ad Ermete Trismegisto da par
te di Giamblico, quanto piuttosto sottolinea
re che tale attribuzione si riflette su di lui, in
accordo con l’articolazione vichiana della
«boria de’ dotti». Inoltre, ci sembra poco op
portuno sostituire «modest» con «moderate»
per tradurre «modesti» al §
978
se si deside
ra porre l’accento sulla
moderazione,
giacché
è proprio
modesty
(modestia) a presupporre
una relazione sociale di disagio che confligge
con il comportamento, mentre
moderation
(moderazione) rimanda ad una neutralità che
richiama la statistica o la burocrazia.
Al di là di tali questioni di micro-inter
pretazione (sulle quali i traduttori giustamen
te si concentrano e gli interpreti si riservano
giustamente di non convenire), FA. probabil
mente non coglie che nel tradurre
imperi
con
«empires» ai §§
25
e
28,
Bergin e Fisch face
vano riferimento non solo al potere o all’au
torità, ma anche ad un particolare tipo di po
tere e autorità. Parimenti, rendere
dilicatezza
nei §§
1105
e
1106
con «delicacy» risulta trop
po letterale in quanto l’italiano suggerisce sen
sualità e corruzione; ciò è dovuto al fatto che
«delicacy» racchiude in inglese esattamente la
stessa ambigua gamma di significati che pos
siede in italiano. L’A. ritiene infine di aver in
dividuato una serie di «corruzioni» nel secon
do libro della
Scienza nuova,
ipotizzando che
Vico abbia lavorato servendosi di appunti il
cui ordine si sia potuto a volte alterare; per
questo, nella traduzione, Marsch con un cer
to arbitrio ha collegato alcune frasi nell’ordi
ne da lui ritenuto più coerente.
[D. M.]
40.
M
artinez
B
isbai
Jo se p ,
El
De men
te
eroica:
entre la gloriajusta y el «ritiro al ta
volino»,
in
Eroi ed età eroiche attorno a Vico.
Attidel Convegno internazionale diStudi (Fi-
sciano-Vatolla-Raito, 24-27 maggio 1999),
a
cura di E. Nuzzo, Roma, Edizioni di Storia e
Letteratura, 2004, pp. 245-270.
Il tema della fama, in relazione agli stu
di, alla sapienza e all’agire umano, attraversa
tutta l’opera di Vico, scandendo anche quei
momenti della vita del filosofo segnati da co
centi delusioni e frustrazioni. Il fine cui ten
dono gli studi, come è noto, costituisce il pri
mo nucleo della ricerca vichiana nelle
Ora
zioniinaugurali',
ma FA. segue il percorso che
si affaccia a partire dalla
Orazione VI,
in cui
Vico medita un argomento nuovo «che unis
se in un solo principio tutto il sapere umano
e divino», e che si consolida in una consape
volezza nuova nelle opere degli anni ’30. Co
me osserva Martinez Bisbai, possiamo co
gliere la distanza teorica che separa Fautore
del
ì'Orazione VI
dall’autore della
Scienza
nuova
del 1730, «come la distanza tra chi
agi
tava
nel suo animo un argomento nuovo per
unire il sapere divino e umano, rispetto a chi,
sentendosi possessore consapevole di se stes
so, si dichiara più fortunato di Socrate» (p.
249). Se da una parte infatti nel
De mente
eroica -
la «Dissertazione» del 1732 -, Vico
ancora una volta esorta gli studenti a guar
dare con fiducia al rapporto tra gli studi uni
versitari e una condizione onorevole nella vi
ta societaria, dall’altra il senso complessivo
della relazione fa emergere ima forte ambi
valenza, al punto che Vico finisce con lo scin
dere la funzione istituzionale dell’università
dagli interessi individuali e le ricompense so
ciali. I giovani devono rigorosamente per
correre tutto il ciclo di studi, avendo ben pre
sente che la sapienza ‘non cade dal cielo’ ma
è il frutto di un incessante lavoro che porterà
a creare ‘i divini miracoli degli ingegni’. In
questo senso, l’insegnamento ha una funzio
ne «terapeutica», perché consente di ‘cura
re, guarire, perfezionare’ la natura umana fat
ta di corpo e anima corrotti dal peccato. Mar
tinez Bisbai sottolinea allora come, mentre
nella
Orazione VI
le discipline e i saperi che
formano l’itinerario della sapienza si artico
lavano nel triplice obbiettivo della
conoscen
za del vero,
dell’
esperienza delle cose umane
e della
verità e decoro del linguaggio,
nel
De