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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
ca,
expressing thè universal law of nations»
(p. 56). E ’ il «civil Service» a dominare gli
scritti di Francesco D ’Andrea sul ducato di
Brabante (1667) e le ricostruzioni storico-cri
tiche, impegnate a erodere il modello politi
co baronale e quello discrezionale del
prince
ps
da accordare, invece, alle prerogative del
diritto naturale, «which established thè indi-
vidual’s right to exist and considered thè
ci
vis
a politicai agent» (p. 57). Da qui l’avvio, a
Napoli, della ben nota polemica antifeudale,
sintonizzata sulle tesi del giurista olandese,
come testimoniano le ricordate pagine di
Vincenzo d’Ippolito
Sull’origine dei feudi e
dei titoli
accanto agli scritti più noti di Giu
seppe Valletta, il cui riferimento a Grozio è
criticamente considerato anche alla luce di al
tre fonti (Bodin, Montaigne e, soprattutto,
Hobbes); il tutto finalizzato alla formulazio
ne di «a complete anti-Scholastic theory of
ius gentium
founded on naturai law, in whi
ch he underlines thè link between human
sensitivity and naturai law, in tones more re-
miniscent of Hobbes than of Grotius» (p.
59). E ’ con l’autore del manoscritto
Intorno
al procedimento ordinario e canonico nelle
cause che si trattano nel Tribunale del S. Uffi
cio
che la circolazione di Grozio in Italia si in
tensifica tra Seicento e Settecento, entrando
nelle
Lettere dal Regno
ad Antonio Maglia-
bechi (p. 60) e nella vita culturale napoleta
na, animata dalle
Origines iuris civilis
(1701-
1713) di Gravina (con la rilevante distinzio
ne tra
lex mentis
e
lex promiscua
e le defini
zioni di
summa potestas
e di
consensus
, tra
scurate dall’analisi della Negro) e dagli inter
venti di Nicola Caravita, l’autore del
Nullum
ius romani pontificis in Regnum neapolita-
num
(1707), noto, soprattutto, per la fonda
zione di un celebre salotto politico-culturale
ricordato da Vico. Al filosofo della
Scienza
nuova
sono opportunamente dedicate le pa
gine centrali di questo contributo che ricor
da le ben note osservazioni
àc\YAutobiogra
fia
sulla lettura del
De iure belli acpacis,
par
zialmente annotato e commentato nell’edi
zione del 1719 dedicata al principe Eugenio
di Savoia (p. 62). Tuttavia, le osservazioni più
interessanti della Negro si raccolgono intor
no al
Diritto universale
per sottolineare l’in
cidenza del contributo groziano alle defini
zioni giuridiche «on property, postliminy,
and thè organization of thè Roman Empire»
(p. 64), che Vico accoglie e significativamen
te trasforma, sostenuto dal suo
auttore
olan
dese nell’esigenza «to move beyond erudi-
tion to ‘science’»
(ivi).
In tale passaggio - che
è al fondo di tutta la riflessione nella
Scienza
nuova -
il giudizio del filosofo napoletano sa
esprimersi in contenuti originalissimi e criti
ci sulla «Grotius’s theory of thè savagery of
primitive humanity» opposta alla teoria del
le origini del diritto «as a continuum from thè
ius gentium
of primitive peoples and Roman
civil law» (p. 65). Al centro del dissenso è giu
stamente messa in rilievo la distanza tra il fi
losofo napoletano, attento a distinguere
«between thè naturai law of thè peoples and
that of thè philosophers»
(ivi);
il che com
porta un confronto con i
Prolegomeni
al
De
iure belli acpacis
circa la relazione tra «expe-
diency and rights» che Vico riprende, insi
stendo, però, sulla «structural difference
between
causa
and
occasio»
(p. 67). E questa,
infatti, a garantire la fondazione di una
nuo
va scienza,
poggiando sul riferimento del di
ritto alla storia concreta dei popoli, in base a
quell’accordo «sistematico» di
filosofia
e
fi
lologia
che è il grande tema della
Scienza nuo
va
1725. Qui matura il confronto con Gro
zio, criticato (con Pufendorf e Selden) per
aver assunto quale criterio assoluto di giudi
zio il diritto degli «ultimi tempi delle nazioni
ingentilite» e degli «uomini illuminati dalla
ragion naturale tutta spiegata», indipenden
temente dall’esistenza di Dio, «since in igno-
ring thè problem of its origins, it based itself
on an unchanging and eternai truth, untou-
ched by originai sin» (pp. 68-69). Al tema del
presunto «ateismo» del giurista di Delft e del-
la sua influenza nella complicata riproposi
zione del nesso politica-religione nella cultu
ra di fine Settecento la Negro riferisce i do
cumentati richiami a Giannone e a Genovesi
(richiami non esaurienti ma interessanti per
l’attenzione «on thè Arminian question» nel
la
Theologia
del 1771 e al «sistema di
Diceo-
sina
», nell’opera del 1776-77) fino a Gian
Francesco Conforti, l’autore dell’
Anti-Gro-
tius
(1780), fondato sull’opposizione alla te
si groziana «sustaining thè Supreme Power of
lay authorities in Church matters» (p. 73), de