AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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litico’, ‘metafisico’, ‘storico’, ‘storico-antro­
pologico’ e ‘letterario’; la definizione di tali
linee tematiche, rese legittime solo per fini
ermeneutici, consente di mettere a fuoco ta­
lune specificità dei richiami vichiani di Taci­
to, nonché di riprendere quei problemi di
carattere esegetico che si affacciano in par­
ticolare nel campo storiografico. Dopo aver
precisato che per potere parlare di ‘tacti­
smo’ è essenziale che l’oggetto d’indagine
critica non si risolva in quello della sempli­
ce ‘fortuna’, né tanto meno nell’altro della
ragion di Stato, Nuzzo chiarisce che da un
punto di vista di indagine bibliografica «il
tacitismo si rivela un luogo critico ancora fe­
condo di interessi e interventi, continuando
ad alimentare una bibliografia significativa»
(p. 157). Proprio per questo, l’A. non pro­
pone un discorso organico di preliminare ri-
cognizione storiografica, ma definisce giu­
stamente la traccia di un lavoro di aggiorna­
mento critico, che ha come costante punto
di riferimento i contributi interpretativi più
recenti, «in relazione ai due ampissimi ver­
santi di studio riassumibili nei termini, na­
turalmente intrecciati, della
storia
e della
geografia
del tacitismo» (p. 159).
Seguono ipotesi di lavoro e interrogati­
vi critici, idonei a puntualizzare ulterior­
mente il concetto di ‘tacitismo’ e finalizzati
pure a introdurre il discorso su Vico. Il luo­
go ‘naturale’ da cui iniziare una ricognizio­
ne di carattere testuale riguardo Vico, Taci­
to e i ‘tachismi’ è naturalmente per Nuzzo il
capitolo XI del
De ratione
, le cui pagine, ol­
tre ad essere un documento imprescindibile
per l’approfondimento dell’apertura da par­
te del filosofo napoletano a «temi e moduli
del
tacitismo politico
» (p. 189), propongono
anche la cruciale problematica del diritto ro­
mano inteso come vera, operante filosofia. E
questo l’inizio della vicenda critica dell’in­
terpretazione vichiana di Tacito in chiave fi­
lomonarchica e antitirannica, un’aderenza
di pensiero - configurata sì nel
De ratione,
ma poi chiaramente definita nel
Diritto uni­
versale -
che sembrerebbe tuttavia smentita
dalla dedica del
De antiquissima
a Paolo
Mattia Doria, dove Vico pare condividere
con l’aristocratico genovese una posizione
fortemente critica verso lo storico latino. Ep­
pure un siffatto ‘antitacitismo politico’ non
va per l’A. assolutamente decontestualizza­
to, al punto che il discorso deve essere ne­
cessariamente allargato al posto che Tacito e
il ‘tacitismo’ occupavano in quegli anni nel
pensiero di Doria: «nell’icasticità di una de­
dica alla quale toccava di richiamare il ca­
rattere saliente di un’opera e di presentarne
laudativamente le qualità più
ortodossamen­
te
riconoscibili, era naturale che egli presen­
tasse Doria come l’autore che meritoria­
mente aveva saputo sottoporre anche gli in­
segnamenti più pericolosi dei
politici
antichi
e moderni al prioritario vaglio di una politi­
ca
virtuosa.
Ciò non significa però che Vico
condividesse a quel tempo un duro atteg­
giamento di condanna verso lo storico lati­
no» (p. 196). La disamina si conclude con il
rimando al
De rebusgestis
, che costituisce un
luogo elettivo per lo studio della presenza di
Tacito quale modello di riferimento di scrit­
tura in materia di storia e di politica. Il de­
bito di Vico nei confronti di Tacito appare
qui a Nuzzo ‘limitato’ essenzialmente a tre
ambiti: l’utilizzazione del modello
Ae\YAgri­
cola,
l’uso degli insegnamenti di un incom­
parabile analista e precettista dei fenomeni
politici, chiamato in causa come ‘fonte’ per
giustificare scelte filomonarchiche e posi­
zioni distanti dall’ammissione di quei diritti
di resistenza al potere tirannico, l’impiego,
infine, su un piano ‘letterario’ di un model­
lo stilistico codificato.
[A. Scogn.]
51.
O rro Stephan,
La decostruzione del­
la «ragione eroica» nella filosofia classica te­
desca: Vico, Kant, Fichte, Hegel,
in
Eroied età
eroiche attorno a Vico. Atti del Convegno in­
temazionale di Studi (Fisciano-Vatolla-Raito,
24-27 maggio 1999),
a cura di E. Nuzzo, Ro­
ma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2004,
pp. 365-379.
Il
saggio indaga le ragioni dell’espulsio­
ne di «una idea ‘vera’ della ragione eroica -
nonostante l’alto valore in cui essa era stata
tenuta dagli Antichi fino alla
Scienza nuova
»
(p. 378) - nella filosofia classica tedesca,
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