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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
«una filosofia che non conosceva Vico e che
fraintese Bruno [...], caratterizzata da un’al
tissimo e acutissimo livello di riflessione, da
un lato, ma anche dall’incatcnamento della
riflessione alla dimensione sistematica, dal
l’altro» (p. 366). Tali ragioni sono individua
te dall’A., come egli stesso le riassume, «in
uno smarrimento delle risorse della raziona
lità del mondo della vita [...]; in una rilevan
te sottovalutazione del potere espressivo del
linguaggio poetico figurale [...]; e soprattut
to nella decostruzione della concezione topi-
co-principiale della scoperta» (p. 378). In
questo senso il percorso che dalla «criticisti-
ca ragione censoria di Kant, al quale il voca
bolo ‘eroico’ fu estraneo» (p. 366), con la sua
idea di «un ‘inventare’ stabilito sul metro dei
concetti regolativi» (p. 369), porta alla ragio
ne costruttivistica di Fichte, nella quale la
« ‘reinvenzione’ della coscienza effettuale» è
equiparata «a un produrre costruttivo razio
nale» (p. 371), fino all’apertura di Hegel al
tema dell’Eroico, là dove tuttavia questo re
sta incatenato nella «prospettiva dominante
di un assoluto ‘concetto dello Spirito’, a par
tire dalla quale l’idea di verità propria di uno
spirito eroico, che Vico ‘ritrovò’ nel mito,
può ormai cercare un proprio spazio soltan
to negli stadi dell’intuizione estetica e della
rappresentazione religiosa» (p. 376), condu
ce ad una completa «decostruzione della
in
ventio
e della sua funzione, che è quella di
muoversi con la razionalità propria del mon
do della vita quando
trova
e di preservarla al
l’interno della teoria filosofica quanto
ritro
va».
Di contro a questa decostruzione attua
ta dalla razionalità costruttivistica dell’idea
lismo, riportare lo sguardo su Giambattista
Vico non rappresenta «un nostalgico sguar
do all’indietro, ma piuttosto la visione oggi-
giorno irrinunciabile dell’auto-orientarsi
ini
ziale
della filosofia» (p. 378). La prospettiva
che di qui si può aprire per «un
nuovo
modo
di guardare a Hegel», in vista del problema
comune con Vico della
«esprimihilità della
ragione eroica»
(p. 379), dà all’A. anche oc
casione per contestare la produttività filoso
fica della tesi di Piovani di un «Vico senza
Hegel».
[L. P. C ]
52.
PAOLOZZI
Ernesto,
L'estetica di Rag
ghiamitra Vico e Croce,
in «Il Cannocchiale»
LXVI (2003) 17, pp. 15-16.
53.
P
arkinson
David,
Douhle-Dialectic
andLifelong Learning,
in «InternationalJour
nal of Lifelong Education» XXIII (2004) 5,
pp. 475-485.
L’ A. cerca di rafforzare i fondamenti teo
retici del «movimento per l’apprendimento
di tutta una vita» (
lifelong learning move-
ment)
riconoscendo in Vico un’autorità in
tellettuale a cui attingere. In generale, quello
del
lifelong learning
è un movimento di pe
dagogisti che si oppongono alla nozione che
l’educazione debba semplicemente formare
gli studenti con capacità professionali da
mettere a frutto nella società. Al contrario,
essi sostengono che autentica educazione è
quella che crea un individuo dotato di senso
critico, anche rispetto allo stesso processo di
apprendimento e che può, quindi, accostar
si alla vita non come ad una serie di occasio
ni per applicare quanto si è già appreso, ma
come ad un succedersi di opportunità per
continuare ad imparare. Più in particolare,
Parkinson si rifà al suo personale approccio
alPinsegnamento influenzato in senso vichia
no, approccio da lui definito un curriculum
di «studi aperti», in cui gli studenti sono in
coraggiati a criticare gli assunti impliciti nel
le strutture di ricerca stabilite nelle discipli
ne organizzate come materie di studio e nel
lo stesso curriculum di «studi aperti». L’A. ri
porta quelle che chiama «debolezze proce
durali» nel programma, ma conclude che, nel
corso della sua esperienza come insegnante
del curriculum di «studi aperti», non si è im
battuto in alcun serio insuccesso che abbia
messo in discussione i fondamentali assunti
teoretici dell’iniziativa.
Vico, qui rappresentato come Tanti-car
tesiano del
De ratione
e lo storicista della
Scienza nuova
, diventa il simbolo dell’icono
clasta autodidatta, che ritiene la scienza ‘co
struttivista’ e, su questa base, aperta a conti
nue critiche. L’A. ritiene che Vico pratichi la
«doppia dialettica» a cui si riferisce nel titolo
dell’articolo: Vico cioè descrive il linguaggio