AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
277
come una creazione storica del genere umano
nel suo insieme, creazione che non è proprietà
personale di alcun individuo, e perciò ritiene
che il linguaggio sia tanto uno strumento da
usare quanto una struttura di potere da riva
lutare. Umanità e linguaggio sono pertanto in
una relazione dialettica, ma questa dialettica
si trova inserita in un doppio legame poiché,
nonostante l’incessante interazione, non vi è
possibilità di
Aufhehung
hegeliana. Una tale
ripresa di Vico è un’ulteriore prova del modo
in cui, nella tradizione anglofona, il filosofo
napoletano sia diventato una figura contro
canonica e apprezzato innanzitutto per la sua
critica a Descartes e per il suo costruttivismo,
senza essere però collocato in un più ampio
contesto storico, filosofico o retorico.
[D. M]
54.
PATELLA
Giuseppe, recensione a R.
C.
MlNER,
Vico Genealogist of Modernity
(Notre Dame, University of Notre Dame P.,
2002), in «Philosophy in Rewiew» XXIII
(2003) 5, pp. 350-351.
55. P
atella
Giuseppe,
Vico With(out)
Croce,
in «Rivista di Studi Italiani» XX
(2002) 2, pp. 162-169.
Patella riflette sulla problematicità che
nasce dal tentativo di mettere in relazione il
pensiero di Vico - e in particolare la sua con
cezione di estetica - con quello di Croce: «this
is a difficult and ambiguous relations becau
se, while it is true that the fortune of Vico’s
thought is indebted above all to Croce’s de-
serving work - who in the last century played
an essential role not only in promoting him
by editing his major works, but also in making
him known at an international level - it is
equally true that Croce’s interpretation of Vi
co, often ideological and tendentious, has af-
fected the spread of Vico’s philosophy, lea-
ving a deep mark on the history of the recep
tion of this thought» (p. 162).
Nel momento in cui oggi ci si avvicina a
Vico - sostiene l’A. - si è ‘costretti’
(compel-
led)
a leggere anche Croce, il che crea una se
rie di problematiche tali, da ritenere auspica
bile uno studio di Vico
senza
Croce. La rela
zione tra i due filosofi, già di per sé ambigua,
lo diventa, secondo Patella, ancora di più nel
momento in cui si incomincia a parlare di este
tica e di tutte quelle discipline delle facoltà
sensibili e percettive che, in epoca moderna,
hanno contribuito alla nascita delle dottrine
estetiche, e che Croce - com’è ben noto - di
chiara essere scoperte vicinane. Di certo -
prosegue l’A. - l’estetica, in quanto tale, deve
essere considerata un ritrovamento di Vico,
sebbene lo sia non nel senso intuito e voluto
da Croce: «etymologically, and more broadly
to be sure, as a philosophical meditation on
the sensitive, affective, emotional, perceptive
aspects of experience, namely, a meditation
on the dimension of feeling and, more gene-
rally, as a philosophy of ‘sensation’» (p. 164).
Se ciò è vero, per definire la nascita dell’este
tica moderna è pertanto essenziale il ‘ritrova
re’, in prima istanza, una nuova e indipen
dente facoltà cognitiva, al fine di legittimare
l’esistenza del trascendentale.
[A. Scogn.]
56.
PENCAK
William, recensione a G. VI
CO,
Universal Righi.
Translated from Latin
and Edited by G. Pinton and M. Diehl (Am-
sterdam-Atlanta, Rodopi, 2000), in «Inter
national Journal for the Semiotics of Law»
XXVII (2004) 1, pp. 93-97.
57.
PlNCHARD
Bruno,
«Auspicia et sa
cra»: enquète sur la ‘religion des auspices' se-
lon Vico,
in
Eroi ed età eroiche attorno a Vi
co. Atti del Convegno internazionale di Studi
(Fisciano-Vatolla-Raito, 24-27 maggio 1999),
a cura di E. Nuzzo, Roma, Edizioni di Storia
e Letteratura, 2004, pp. 227-243.
La riflessione di Pinchard è centrata sul
la ‘religiosità pagana’ di Vico, determinante
nell’articolazione del progetto filosofico dell’
autore delle
Scienza nuova,
in quanto il pa
ganesimo «non esprime soltanto una man
canza o una punizione, ma l’uomo stesso; e
la logica del paganesimo è l’ausilio più po-