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AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
tente per accostarsi alla totalità del fenome
no umano» (p. 227). In altri termini, Vico ha
mostrato che «l’oscurità delle origini umane
non poteva essere decifrata soltanto con i se
gni della religione giudaico-cristiana»
(ivi).
Ripercorrendo la genesi del discorso vichia
no sulla storia dell’umanità, Pinchard coglie
un ordine nella sequenza religiosa che pren
de inizio con quel fulmine che «apre lo spi
rito dell’uomo» (p. 233), e che prevede dap
prima la divinazione e poi la solennità dei sa
crifìci, sottolineando così «l’origine
fisica»
degli atti religiosi e il recupero del significa
to della natura attraverso l’
interpretazione,
infatti, «interpretare, divinare significa vede
re gli avvenimenti in uno spazio non soltan
to naturale né soltanto immaginario, che ri
conduce alla sua propria genericità tutta la
propensione umana a creare degli universi
poetici»
(ivi).
Interessante il collegamento
che 1’ A. fa tra il primo momento degli au
spici, ricollegato alla figura di Romolo, e il se
condo, quello dei sacrifici, che possono esse
re ricondotti alla figura, radicalmente uma
na, di Numa Pompilio, secondo suggestioni
che rimandano agli scritti di Dumézil. La
conclusione del saggio rivendica allora l’ori
gine pagana come fonte religiosa di Vico, il
quale ha fortemente tenuto a rivendicarla; in
fatti, «perdere Jupiter, ci insegna Vico,
avrebbe significato perdere il
primo pensiero
umano,
quello nato dai traumi indicibili del
la nascita e della natura» (p. 243).
[A. S.]
58.
PLACANICA
Augusto,
Ulisse: uneroevi
chiano tra Sofocle eAdorno,
in
Eroied età eroi
che attorno a Vico. Atti del Convegno intema
zionale di Studi (Fisciano-Vatolla-Raito, 24-27
maggio 1999),
a cura di E. Nuzzo, Roma, Edi
zionidi Storia e Letteratura, 2004, pp. 395-406.
L’A. prende spunto dall’Ulisse eroe del
l’aurora della borghesia di Horkheimer e
Adorno, per accostare l’ermeneutica vichia
na dell’eroe greco alla genesi culturale della
chiave di lettura offerta nella
Dialettica del
l’illuminismo
dai due filosofi tedeschi. L’A.
ricorda come la natura ambigua di Ulisse e la
‘modernità’ dell’eroe fosse colta già nell’an-
tichità e in contesti diversi da Platone ed Eu
ripide. In particolare, Ulisse è per Vico non
solo eroe della conoscenza e del pensiero,
simbolo della contrapposizione «tra la ragio
ne e la nuda natura» (p. 397), ma anche uo
mo d’azione interessato al potere. Con il suo
essere prototipo dell’uomo politico domina
tore e persuasore delle masse, l’Ulisse eroe
dell’oligarchia greca tratteggiato da Vico pre
senta non poche di quelle caratteristiche mo
derne messe in luce dalla rinnovata sensibi
lità critica emersa dalla crisi della coscienza
europea a cavallo tra Seicento e Settecento e
ancora operante negli interpreti più recenti.
[R. M.]
59.
PONS
Alain,
Le «Philosophe de cour»
de Castiglioneà Vico,
in
Eroi ed età eroiche at
torno a Vico. Atti del Convegno internaziona
lediStudi(Fisciano-Vatolla-Raito, 24-27 mag
gio 1999),
a cura di E. Nuzzo, Roma, Edizio
ni di Storia e Letteratura, 2004, pp. 37-47.
L’A. analizza la figura ‘ossimorica’ del ‘fi
losofo di corte’
(philosophus aulae)
proposta
da Vico nel VII capitolo del
De ratione
nel
contesto della polemica contro l’abbandono
dello studio della dottrinamorale e politica se
guito all’affermazione del metodo cartesiano.
Contrapposta alle figure, negative, del-
\'indoctus astutus
e del
doctus imprudens,
quella del filosofo di corte rappresenta l’ere
dità della tradizione dell’umanesimo retori
co greco-romano, mediata attraverso la trat
tatistica rinascimentale. L’A. si sofferma in
primo luogo sul capostipite di tale letteratu
ra, il
Cortigiano
di Baldassare Castiglione,
sottolineandone la natura retorica («une
réthorique géneralisée et étendue à la totalité
des rapports interhumains», p. 42), la cen
tralità del tema della prudenza (discrezione),
nonché la «forte exigence morale et mème
metaphisique» che vi si esprime, in partico
lare nei suoi contenuti pedagogici (p. 44).
Nella trattatistica successiva, i valori di
moralità e saggezza che caratterizzano il ‘cor
tigiano filosofo’ di Castiglione perdono rilie
vo a favore di una precettistica minuta, ma