AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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trario di filosofi e accademici» (p. 296). L’im­
magine viene così utilizzata da questo lavoro
come prodotto naturale del contatto tra men­
te e corpo, e la «scienza nuova» diventa esem­
pio di un’utilizzazione simultanea di tutti i
campi di ricerca per individuare «il processo
di evoluzione nella socializzazione fondata
sulle immagini del corpo dell’individuo e dei
corpi collettivi delle società» (p. 308).
[M. S.]
65.
R
a tio
Franco,
«Cuadernos sobre Vi­
co»,
in «Rivista di Studi Italiani» (2002) 1,
pp. 75-82.
Ratto rende omaggio aJosé M. Sevilla, ri­
proponendo gli indici delle annate della rivi­
sta filosofica spagnola dedicata al pensiero
del filosofo napoletano.
66. R
atto
Franco, recensione a
A. M.
D
amiani
,
Giambattista Vico: La Ciencia anti­
cartesiana
(Buenos Aires, Almagesto, 2000),
in «Rivista di studi italiani» X IX (2001) 2, pp.
282-284.
67. R a tto Franco,
Riviste vichiane: pa­
norama internazionale di studi su Giambatti­
sta Vico,
in «Rivista di Studi Italiani», 2000,
1, pp. 198-218.
Si tratta dello spoglio sistematico dei se­
guenti numeri delle riviste vichiane: «New
Vico Studies» XV (1997), pp. 100; XVI
(1998),pp. 159; XVII (1999), pp. 155; «Cua­
dernos sobre Vico» VII-VIII (1997), pp. 497;
IX-X (1998), pp. 499; «Bollettino del Centro
di Studi Vichiani» XXVIII-XXIX (1998-
1999), pp. 430.
68. R
iverso
Emanuele,
Giambattista Vi­
co e Ibn Khaldùn sull’origine delle nazioni,
in
«R iscontri»
XXIV (2002) 3, pp. 35-61.
Si tratta di un confronto tra temi che Ri­
verso individua essere comuni al pensiero di
Vico e a quello di Ibn Khaldùn: ne emerge co­
me, a prescindere da ogni distanza spazio­
temporale, entrambi i filosofi abbiano posto
al centro del proprio interesse speculativo ri­
spettivamente «la storia universale» e «le co­
stanti dell’evoluzione di tutti i popoli» (p. 41).
Sebbene la prospettiva di indagine di Vico sia
ben diversa da quella da cui parte Ibn
Khaldùn e nonostante la differente area geo­
grafica di appartenenza, l’A. dichiara che i due
pensatori approdano all’individuazione di
«aree umane differenti», che altro non sono se
non l’espressione comune della storia umana,
secondo una tendenza etnocentrica che carat­
terizza tanto la cultura occidentale quanto
quella islamica. Profonda, invece, sarebbe la
differenza tra la visione storicistica dei due fi­
losofi: quella «appena abbozzata di Ibn
Khaldùn sollecita la nostra riflessione e costi­
tuisce un duro colpo al nostro monocentrismo
culturale, mentre ci aiuta a dare a Vico una col-
locazione appropriata nella complessa storia
delle culture mediterranee» (p. 61).
[A. Scogn.]
69.
ROSSI
Paolo,
Che tipo di scienza è la
Scienza nuova
di Vico?,
in «Rivista di Storia
della Filosofia» LIX (2004) 2, pp. 409-433.
Partito da una documentata e acuta ana­
lisi del termine
degnità
nella
Scienza nuova
172.5
e del suo significato trasformato nel
1744, l’A. esamina la complicata definizione
vichiana della
storia
come
scienza,
costruita
mediante la nuova
arte critica
e sulla base di
«premesse teoriche che hanno il carattere di
assiomi» (p. 411), in quanto princìpi fonda-
mentali e incrollabili. E, questa, la lezione che
giunge dal contenuto del § 548 della
Sn25,
per identificare il modo di pensare del filo­
sofo napoletano con quello di un geometra,
convinto che «nella sua scienza regni sovra­
na la necessità»
(ivi):
«Le cose dovettero,
debbono e dovranno
andare
esattamente co­
sì come sono
ragionate
entro la nuova scien­
za: [...] il
fu, è e sarà
che caratterizza i rac­
conti o le narrazioni verrà sostituito
dal do­
vette, deve e dovrà
della conoscenza scientifi­
ca» (p. 412). Rifiutata l’antica divisione tra fi-
1...,271,272,273,274,275,276,277,278,279,280 282,283,284,285,286,287,288,289,290,291,...305